di Anna Elena Caputano, da affaritaliani.it, 18-06-2013
“Quando Enzo Tortora fu assolto, quando si capì che stava per essere assolto, tutti si convertirono all’innocentismo. Tutti cominciarono a raccontare la leggenda che erano stati tali, innocentisti fin dall’inizio. Tanto sicuri, il 90% era stato colpevolista”.
Una “fotografia” storica nelle parole di Paolo Mieli, presidente della RCS Libri e direttore della Scuola di Giornalismo dell’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, che descrive in pieno l’odissea giudiziaria che sconvolse la vita di Enzo Tortora, il mitico conduttore di “Portobello”.
Trent’anni sono passati dal suo arresto, avvenuto la mattina del 17 giugno 1983. Trent’anni fa iniziò il suo calvario giudiziario, durato circa 4 anni: un lungo processo, gli arresti domiciliari, la condanna a dieci anni in primo grado, l’assoluzione con formula piena in secondo grado, la conferma in Cassazione.
In occasione del trentennale del suo arresto, ieri pomeriggio è stato presentato il libro inchiesta curato da Paolo Mieli e realizzato dagli allievi del biennio 2009-2011 della Scuola di Giornalismo “Suor Orsola Benincasa”, “Enzo Tortora. Almeno un dubbio per un uomo perbene. Il caso giudiziario e il caso giornalistico trent’anni dopo”, presso la Biblioteca Pagliara dell’ateneo partenopeo.
L’incontro è stato introdotto dagli interventi del rettore e (condirettore della Scuola) Lucio D’Alessandro, del giornalista Carmine Festa (che ha posto una domanda: «Oggi un caso giudiziario del genere avrebbe potuto portare a un esito differente?») e dello storico Eugenio Capozzi, i due coordinatori scientifici del volume. Assente per motivi di salute lo storico leader del partito radicale italiano Marco Pannella, che fu promotore della candidatura di Tortora al Parlamento Europeo (il conduttore fu eletto un anno dopo il suo arresto ma il 31 dicembre 1985 si dimise da europarlamentare e rinunciò all’immunità parlamentare rimanendo agli arresti domiciliari, ndr).
L’inchiesta affronta i vari aspetti di quel caso giudiziario, politico e giornalistico, attraverso una rinnovata analisi delle fonti ma anche attraverso la ricerca di inedite testimonianze dirette. Il libro è formato da una sezione introduttiva, una prima sezione dedicata al “tritacarne giudiziario”, una seconda sezione dedicata all’analisi del caso mediatico e politico, una terza dedicata a “quelli che l’hanno vissuto e quelli che l’hanno raccontato” e una quarta, dedicata alle testimonianze e alle riflessioni di alcuni dei più autorevoli giornalisti italiani che all’epoca occupavano ruoli di primo piano nei diversi organi di informazione.
Alla discussione hanno preso parte anche Maurizio Griffo, docente di Storia delle Dottrine Politiche dell’Università “Federico II” di Napoli e del senatore Luigi Compagna, ordinario di Storia delle Dottrine Politiche presso l’Università “Luiss Guido Carli” di Roma («Questo libro ci riporta tutti i profili della vicenda – ha detto il senatore -. I profili della vicenda che il libro ricostruisce sono due: uno è quello del protagonista, Enzo Tortora, l’altro è quello dell’Italia ai tempi di Tortora. Ma chi è Enzo Tortora? Un uomo perbene, esposto all’idiosincrasia di una certa Italia con il perbenismo che si lega alla sua storia personale e giornalistica»).
«Il Caso Tortora è il caso di una doppia, tripla sconfitta – ha dichiarato tra l’altro il direttore Mieli -. Oggi, negli ultimi vent’anni, coloro che lo vollero condannato, che ordirono contro di lui la trappola all’inizio e poi il modo cieco di accompagnare il processo l’hanno fatta tutti franca. Nessuno si ricorda il nome di un colpevolista o di uno che fece qualche piccola o grande mascalzonata, nessuno. Ci sono condizioni come quelle del caso Tortora in cui la si fa sempre franca, nessuno pagherà il dazio. Né i magistrati che organizzarono l’inchiesta né lì’informazione che seguì in modo apatico e antipatizzante nei confronti di Tortora l’inchiesta stessa».
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