si riporta l'interrogazione presentata in data 11/06/2013 da Giorgio Zanin
PRESENTATA INTERROGAZIONE AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA IN MERITO ALL’ANNOSA QUESTIONE DEL SOVRAFFOLLAMENTO DELLA CASA CIRCONDARIALE DI PORDENONE. RICHIESTA CONFERMA SULLA REALIZZAZIONE DEL NUOVO CARCERE
L’iniziativa dei deputati friulani fa seguito all’ulteriore condanna a carico dell’Italia a seguito di una sentenza della Corte Edu dell’8 gennaio 2013, confermata a fine maggio scorso a seguito del ricorso presentato dall’Italia ai primi di aprile, per violazione dell’art. 3 C.e.d.u., ove si prevede che “nessuno può essere sottoposto a torture né a pene o trattamenti inumani e degradanti”.
La ragione che ha determinato tale condanna per il nostro Paese trae origine dal numero di detenuti presenti all’interno delle strutture carcerarie italiane che è di molto superiore a quello che le stesse sono programmate ad ospitare: al 31 marzo di quest’anno erano 65.831 i detenuti presenti nelle strutture, a fronte di una capienza regolamentare pari a 47.045.
In questa realtà si colloca il giudizio negativo della Corte europea che rileva come “la violazione del diritto dei ricorrenti di beneficiare di condizioni detentive adeguate non è la conseguenza di episodi isolati, ma trae origine da un problema sistemico risultante da un malfunzionamento cronico proprio del sistema penitenziario italiano, che ha interessato e può interessare ancora in futuro numerose persone”. Non a caso nei giorni scorsi sono intervenuti prima il presidente Napolitano e poi il ministro Cancellieri, con l’annuncio di un immediato piano di ampliamento del sistema. Nessuna novità purtroppo. Il Governo nel 2010, in risposta alla sentenza di condanna Sulejmanovic c. Italia del 16 luglio 2009, ha varato una serie di provvedimenti per il c.d. “piano carceri”, con cui, preso atto dello stato di emergenza nazionale, con cui si destinavano impegnando 675 milioni di euro di risorse pubbliche finalizzate, oltre all’assunzione di nuovi agenti di polizia penitenziaria, alla costruzione di nuovi istituti penitenziari e padiglioni volti a creare circa 9.000 posti in più.
Il suddetto piano emergenziale, inoltre, doveva essere concluso entro il 31 dicembre 2010, ma è stato prorogato, aumentando il numero dei posti e riducendo le risorse finanziarie di circa un terzo, per ben due volte sino al 31 dicembre 2012.
Per quanto attiene al caso specifico di Pordenone, il piano governativo prevedeva la costruzione di una nuovo istituto da collocarsi sul suolo provinciale (il cui luogo non è ancora stato deciso in via definitiva dato che attualmente i due siti presi in considerazioni si trovano in Comina o nel Sanvitese) con una capienza pari a 450 posti per un costo di circa 45 milioni di euro.
Ma attualmente nulla ancora è stato avviato per risolvere questa grave piaga provinciale che attualmente vede una struttura carceraria inserita all’interno del vecchio castello della città, nata per ospitare un massimo di 53 reclusi, ma che attualmente ne raccoglie ben 96 (ovvero il 184% del possibile, percentuale ben superiore rispetto alla media nazionale).
Inoltre il castello, situato in piazza della Motta, è un edificio di valore storico e culturale, inadatto quindi ad ospitare una casa circondariale, che potrebbe essere recuperato a vantaggio della città solo dopo la costruzione del nuovo carcere. Già nel mese di marzo, insieme a Piero Colussi, ho visitato la struttura in delegazione con i Radicali guidati da Stefano Santarossa, riscontrando i limiti noti, sui quali si rinnova perciò l’urgenza di un intervento risolutivo.
L’interrogazione, partendo proprio da queste problematiche, solleva di fronte al Ministro la questione chiedendo al contempo al Governo quali soluzioni si possono mettere in atto per arginare lo stato emergenziale riguardante l’angusta realtà in cui versano i detenuti che si trovano presso il capoluogo di provincia a causa dell’enorme sovraffollamento. La realizzazione del nuovo carcere resta una priorità tra gli impegni che lo stato centrale deve assicurare al nostro territorio. Fondamentale perciò la richiesta posta dall’interrogazione al ministro di confermare l’impegno alla sua rapida realizzazione.
