da Repubblica.it, 07-06-2013
Il capo dello Stato, in una lettera inviata per la ricorrenza del 196° anniversario della fondazione del Polizia Penitenziaria, chiede decisioni e “risultati concreti” per affrontare le carenze del sistema. “Situazione inammissibile”
ROMA - “Carenze del sistema” carcerario, con “soglie di criticità non più ammissibili”. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato per la ricorrenza del 196° anniversario della fondazione del Polizia Penitenziaria, auspica “che il parlamento e il governo – anche riprendendo il disegno di legge sulla modifica del sistema sanzionatorio non giunto a definitiva approvazione nella precedente legislatura a causa della sua fine anticipata – assumano rapide decisioni che conducano a dei primi risultati concreti”.Un problema quello della condizione degli istituti di pena sul quale il capo dello Stato è già intervenuto più volte come, ad esempio, visitando il carcere di San Vittore. “Nella ricorrenza del 196° anniversario della fondazione del Corpo – si legge nel messaggio inviato da Napolitano al capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Tamburino – desidero esprimere alle donne e agli uomini della Polizia Penitenziaria il più sentito apprezzamento per l’impegno generoso e la sempre maggiore professionalità con cui adempiono alle loro funzioni. Nell’esercizio dell’attività di vigilanza loro affidata, essi fronteggiano quotidianamente le situazioni di disagio, di sofferenza e di rischio che la pesante realtà carceraria comporta consentendo di far fronte, con spirito di abnegazione e profondo senso dell’istituzione, alle carenze del sistema, che hanno raggiunto soglie di criticità non più ammissibili“.
Il capo dello Stato ricorda quanto sia da “considerare importante il comune riconoscimento obbiettivo della gravità e estrema urgenza della questione carceraria, che rientra tra le priorità di azione del nuovo governo”. Pertanto, aggiunge Napolitano, “si richiedono ora decisioni non più procrastinabili per il superamento di una realtà degradante per i detenuti e per la stessa Polizia Penitenziaria che in essa opera, al fine di assicurare l’effettivo rispetto del dettato costituzionale sulla funzione rieducativa della pena e sul senso di umanità cui debbono corrispondere i trattamenti relativi all’espiazione delle condanne penali”.
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