di Umberto Ciarlo, da “Cronache di Napoli”, 28-05-2013
NAPOLI (ucia) – La forca è alta, forse appena un pizzico più piccola e fragile di quando servirebbe per un’impiccagione vera e propria ma più che sufficiente a trasmettere il suo messaggio di morte. Gli agenti della polizia Penitenziaria che hanno dato la loro fiducia al sindacato Sappe iscrivendosi l’hanno posta sul marciapiede che costeggia il carcere di Poggioreale, subito dietro ad un grosso striscione, legato ai paletti, che recita: “Il Sappe si appella al Capo dello Stato: più rispetto per la polizia penitenziaria”. La morte fa capolino in carcere molto più che fuori.
Detenuti suicidi, agenti suicidi, tanti, troppi. La forca a sintetizzare il tutto. E per mandare ancora più forte il messaggio alcuni agenti si sono anche incatenati. Le parole di Donato Capece, presidente nazionale del sindacato, sono dure quanto la scenografia della protesta: “La politica si dia una mossa, vogliamo fatti non parole, perché in attesa che si faccia qualcosa di concreto la polizia penitenziaria soffre, i detenuti soffrono, e l’aria di morte resta nelle carceri”.
In un volantino, distribuito duranteil sit-in, sono elencate tutte le ragioni della pprotesta. Si contesta il capo del DAP Giovanni Tamburino per una gestione del corpo di polizia penitenziaria giudicato fallimentare e distante dalla realtà; si contestano le condizioni di assoluta emergenza del sistema penitenziario in regione che vede la presenza di 8300 detenuti circa quando ne potrebbe ospitare 5500 con conseguenze negative che ricadono sugli agenti oltre che sui detenuti, ed in particolare la situazione di Poggioreale definita “drammatica” con una media di 2800 reclusi (2870 alla conta di ieri) e 200 poliziotti in meno rispetto alla pianta organica, carenza che non è esclusiva del carcere Giuseppe Salvia. E tutto ciò, elenca sempre il volantino, si traduce nell’insicurezza nella quale sono lasciati i poliziotti penitenziari in servizio nelle carceri della regione e nei servizi delle traduzioni e piantonamenti che si svolgono in condizioni precarie causa le carenze organiche e la fatiscenza degli automezzi; ed ancora la mancanza di iniziative concrete per la sicurezza e garanzia di salubrità dei poliziotti sui luoghi di lavoro della regione; l’assenza di una adeguata formazione ed aggiornamento professionale agli appartenenti al Corpo; la mancata fornitura del vestiario spettante al personale; la mancanza di rispetto delle relazioni sindacali da parte delle direzioni degli istituti e servizi penitenziari campani e la mancanza di applicazione delle organizzazioni del lavoro e la mancata istituzione delle unità operative con servizio decentrato; la mancata retribuzione prevista per l’espletamento del lavoro straordinario reso e la mancata fruizione dei concedi ordinari degli ultimi anni; il mancato rispetto dei principi costituzionali previsti per una giusta esecuzione penale che garantisca i più elementari diritti umani ed il rispetto della dignità del soggetto recluso. Durante la manifestazione diversi parenti di detenuti in visita ai propri cari hanno donato parole di solidarietà agli agenti, agenti e detenuti ben si conoscono e ben sanno che entrambi versano in cattive acque.
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