di Arturo Diaconale, da “L’Opinione delle Libertà“, 03-05-2013
C’è un solo modo per voltare pagine dopo una guerra civile, “calda” o “fredda” che sia. Se si punta alla pacificazione non c’è altra strada che l’amnistia. All’indomani della guerra civile calda il governo formato da tutti i partiti che avevano partecipato alla Resistenza contro il fascismo si affrettarono a varare una amnistia per tutti i crimini che erano stati commessi durante gli anni della lotta fratricida. A firmare il provvedimento, nella sua qualità di Guardasigilli (cioè di Ministro della Giustizia) fu il leader massimo del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti, che con quell’atto realizzò un autentico capolavoro politico. Non solo tolse dai guai giudiziari i suoi tanti compagni di partito che avevano le mani sporche non solo del “sangue dei vinti” ma anche di quello di tanti partigiani non comunisti e dei “nemici di classe” eliminati durante e dopo il conflitto in nome della rivoluzione proletaria. Ma recuperò alla democrazia ed in gran parte alla militanza in favore del Pci buona parte di quella giovane generazione che aveva creduto nella terza via rivoluzionaria indicata dal fascismo di sinistra e che aveva bisogno di nuove e salvifiche certezze dopo il fallimento di quelle precedenti.
E rese possibile la ripresa complessiva del paese dopo le laceranti e drammatiche vicende (oggi si direbbero “ divisive”) degli anni precedenti. Se l’amnistia di Togliatti rese possibile la pacificazione dopo la guerra civile calda è addirittura banale rilevare che se si volesse sul serio avviare la pacificazione dopo la guerra civile fredda non solo dell’ultimo ventennio bipolare ma anche dell’intero secondo dopoguerra italiano, sarebbe indispensabile seguire l’esempio del governo del Cnl e di Togliatti e ricorrere all’amnistia. Fino ad ora la richiesta di un provvedimento del genere è venuta solo da Marco Pannella e dai radicali. Che l’hanno motivata con l’esigenza umanitaria di svuotare carceri riempiti all’inverosimile e ridare dignità ed una possibilità di nuova vita a migliaia di condannati in via definitiva o incarcerati in attesa di giudizio. All’indomani della rivoluzione giudiziaria di Tangentopoli alle motivazioni umanitarie di Pannella si aggiunsero anche quelle di chi rilevava che una amnistia azzeratrice dei guasti e dei nodi irrisolti della Prima Repubblica anche la Seconda sarebbe stata ben presto vittima delle eredità irrisolte del passato.
Ma, com’è noto, le ragioni umanitarie e quelle politiche vennero travolte e cancellate dall’ondata di giustizialismo giacobino che puntava al rilancio ed alla perpetuazione della guerra civile fredda per eliminare gli avversari e vincere la battaglia per il potere. Quell’ondata non si è affatto esaurita. Al contrario, è cresciuta a dismisura provocando addirittura la fine della Seconda Repubblica all’insegna della richiesta di condanna non solo morale ma anche giudiziaria nei confronti della aborrita “casta” formata dalla classe politica. Di fronte a questa ondata niente affatto in via di esaurimento può sembrare non solo inutile ma addirittura ridicolo rilanciare il tema dell’amnistia. Ma il giustizialismo giacobino non ha prodotto solo la fine della Seconda Repubblica ma anche quella condizione di ingovernabilità a cui si tenta di sopperire in qualche modo con il governo di larghe intese di Enrico Letta.
E, soprattutto, ha reso evidente che qualsiasi esecutivo intenda fronteggiare con le riforme la grande crisi del momento ha la necessità inderogabile di mettere un freno alla guerra civile fredda di giacobini ed antigiacobini e di avviare un difficile ma indispensabile processo di pacificazione. Ma come pacificare il paese senza unire alla motivazione umanitaria di Pannella quella politica di creare le migliori condizioni per una solida terza Repubblica? L’esigenza dell’amnistia sarà pure impopolare e non realistica. Ma è chiaro che senza amnistia non ci può essere pacificazione. E senza pacificazione non ci può essere stabilità di governo, possibilità di fronteggiare la crisi, speranza di ripresa per il futuro!
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