di Simona Brandolini, da “Corriere del Mezzogiorno”, 13-04-2013
NAPOLI — «Non perdere la calma neanche davanti all’apocalisse». Luigi de Magistris, e non solo lui, dovrebbe far sua la dedica di Malaparte a un giovanissimo Giorgio Napolitano, datata 1944. A citare quella frase è Matteo Renzi, che in città è un vero fenomeno: piace ai napoletani, moltissimo, non al Pd napoletano, vista la macroscopica assenza. Escludendo i suoi supporter storici (Alfredo Mazzeri, Umberto De Gregorio, Ciro Iacovelli, Nicola Corrado) e la presenza lampo del segretario Gino Cimmino, per il resto il partito manca e sostanzialmente mancano anche gli elettori. Ma il sindaco di Firenze richiama comunque folla e per il libro di Paolo Franchi su Giorgio Napolitano (con Mauro Calise, Umberto Ranieri, Massimo Villone, moderati dal direttore del Mattino, Alessandro Barbano) c’è il pienone al Maschio Angioino. Matteo Renzi prima del suo intervento dà il suo in bocca al lupo alla città: «Torno qui per la prima volta dopo l’>incendio di Città della Scienza e gli incidenti dei giorni scorsi alla città rivolgo un abbraccio».
Non affonda il colpo Renzi contro de Magistris, non lo fa mai nei confronti dei colleghi. Ci pensa, invece, l’ex governatore Antonio Bassolino. Che, per amore di verità, nell’ultimo periodo della sua presidenza cambiò, come il sindaco, due volte la giunta, con una cacciata che però non ebbe l’effetto dei Realfonzo, Narducci, Rossi e via discorrendo: quella di Angelo Montemarano. Ma tant’è ieri in un post ha scritto: «Siamo dunque ad un passaggio molto delicato nella vita di Napoli. Fare un discorso di verità sullo stato della città è indispensabile, e purtroppo de Magistris continua a non farlo e sembra vivere in un suo mondo a parte. Dice ancora una volta di voler fare nuovi assessori. Ma il problema principale è il modo di governare del sindaco. Altrimenti potrà succedere con i nuovi quello che è successo con Realfonzo e Narducci ed anche con persone competenti come Rossi e Riccio. Riesce de Magistris a cambiare il suo egocentrismo, il suo modo di essere e di fare, la sua visione della politica e dei rapporti con gli altri?». Ma al di là della critica ormai palese a de Magistris il passaggio più interessante riguarda il centrosinistra. Bassolino lo dice chiaramente: il Pd non può più perseverare nell’ambiguità. «In questa fase — scrive ancora — per le principali forze politiche della sinistra e per altre forze culturali e sociali fare una seria, chiara e propositiva opposizione è un dovere politico e civico. Significa fare gli interessi della città e mantenere, così, aperta una speranza e una alternativa di governo». Insomma non si può, par di capire, fare da stampella a un’esperienza ormai al capolinea. Non si può, altresì, balbettare, non prendere posizione, non lavorare per costruire una futura coalizione che decida, stavolta, di vincere le elezioni. In qualche modo Bassolino stoppa anche qualche movimento già in atto nel Partito democratico, un replicare vecchi schemi e vecchie competizioni che la città con ogni probabilità non capirebbe.
Oggi sabato a Portici, al cinema Capital, si terrà l’assemblea provinciale del partito. E si discuterà proprio di questo. Cosa proporrà il segretario Gino Cimmino? «Una nuova prospettiva per Napoli — spiega —. Napoli ha bisogno di un nuovo governo. Non siamo interessati a giunte e rimpasti, non so più come dirlo. Vogliamo costruire una nuova prospettiva. Se dovessi dare un titolo a questa iniziativa è questo: il Pd in campo per un nuovo governo della città». Nella pratica? «Apriremo una stagione di ascolto e proposta per costruire un’alleanza nuova per Napoli. Siamo preoccupati per la città e per quello che sta accadendo. Una coalizione che abbia elementi di rapporto diretto con i cittadini. Per guardare avanti non bisogna guardare indietro, serve una nuova prospettiva che non sia per forza espressione politica, la novità deve esserci sul piano metodologico». Cioé il partito al servizio di una iniziativa civica, non il contrario. Passerà questa linea? Luigi Famiglietti, ex sindaco di Frigento, è l’unico deputato di area renziana campano e non ci crede poi troppo. «Il partito democratico è rimasto allo schema Ranieri-Cozzolino — dice —. C’è una spaccatura tra la frangia che vuole sedersi con de Magistris e quella che vorrebbe vederlo fuori da Palazzo San Giacomo». Ma cosa dovrebbe fare? «Penso che l’ipotesi avanzata da Giuseppe Galasso vada nella giusta direzione. In questa fase è giusto scegliere personalità riconosciute per traghettare il Comune verso nuove elezioni. Il Pd però non si deve compromettere. Il Pd deve mettersi alla testa di questa città, con la classe borghese. Invece per ora diamo ancora l’impressione di un partito chiuso. Da una parte de Magistris vive nella sua bolla, dall’altra noi viviamo in un’altra bolla. Guai, però, a utilizzare il modello Lombardo, deleterio per il Pd, che non va applicato né a Caldoro né a de Magistris. E infine, non si può giocare sempre con le stesse facce. I tempi sono maturi per fare un passo indietro e lanciare un progetto nuovo, per cambiare bisogna fare sacrifici e avere coraggio di un percorso anche lungo ma di rigenerazione». E non perdere la calma neanche davanti all’apocalisse.
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Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=10452&utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=10452 [4]