di Fabrizio Ferrante, da www.epressonline.net [3], 24-03-2013
Nello scorso numero di questo spazio abbiamo fatto riferimento al Comitato nazionale di Radicali Italiani – tutt’ora in corso – e alle concomitanti azioni politiche di questi giorni. Ebbene, conformemente alle attese e alle istanze sollevate attraverso queste pagine, i temi al centro del dibattito spaziano dal ritorno alla stagione referendaria sul tema dell’antiproibizionismo, passando per la proposta di legge di iniziativa popolare per l’eutanasia, fino alle nuove azioni nonviolente per l’amnistia e la giustizia. Intanto, dal 20 marzo e fino a venerdì prossimo, Marco Pannella è in sciopero della fame per chiedere ancora una volta che il dibattito politico si focalizzi sul tema delle carceri.
Il Comitato nazionale ha fin qui rispettato le attese, almeno a parere di chi scrive. Segretario e tesoriere, nel prendere atto delle pur evidenti difficoltà in cui versa Radicali Italiani, hanno rilanciato l’azione futura di un movimento che, pur non concorrendo direttamente alle elezioni “non rinuncerà a dire la propria in ogni momento elettorale”, come precisato da Mario Staderini nella sua relazione di apertura. Da più parti è emersa la necessità che la politica radicale non prescinda da una forte componente di militanza, come osservato anche da Emma Bonino che ancora una volta ha manifestato la propria contrarietà a cambiare lo statuto e a trasformare Radicali Italiani in un partito politico vero e proprio. Una querelle, destinata ad animare ancora il dibattito interno da qui al prossimo congresso. Intanto il tesoriere, Michele De Lucia, nel fornire i numeri degli iscritti ai soggetti della galassia radicale – tutti in ribasso rispetto a un anno fa – ha chiaramente detto che allo stato attuale il soggetto Radicali Italiani ha un’autonomia finanziaria di due o tre mesi, dando ancora una volta il polso di una difficoltà economica ben percepibile a Torre Argentina.
Oltre a manifestare contrarietà per le ventilate modifiche statutarie, Emma Bonino non ha nascosto le sue perplessità circa la nascente – forse – associazione “Amnistia, Giustizia e Libertà” che rischierebbe di rappresentare un contenitore privo della forza militante che, specialmente al Sud, tanto ha dato alla causa – persa in partenza – per le scorse elezioni. A proposito di militanza, dai compagni romani sono giunte accuse neppure troppo velate a Maurizio Turco – tesoriere ma di fatto reggente del Partito Transnazionale, per la “latitanza” del segretario Demba Traore – reo di aver impedito l’accesso all’indirizzario del Partito ai militanti impegnati nella campagna “Roma si muove”. Accuse forti che dimostrano ancora una volta un certo malcontento fra la base – i cosiddetti “militonti”, in molti casi stanchi di esserlo – e un vertice che sembra arroccato sempre di più a difesa del proprio fortino.
Questioni vecchie che difficilmente possono essere descritte in maniera esaustiva in poche righe, a cui si affiancheranno nei prossimi giorni delle iniziative politiche importanti. Una è già in corso e riguarda la battaglia per l’amnistia. Dallo scorso 20 marzo e fino al prossimo venerdì 29 – che ci guardiamo bene dal chiamare “venerdì Santo”… – Marco Pannella e tanti altri militanti o semplici simpatizzanti, daranno vita a una mobilitazione nonviolenta consistente in uno sciopero della fame. Questa potrebbe verosimilmente culminare in una presenza radicale all’esterno del carcere minorile di Casal del marmo, a Roma, dove giovedì Francesco I si recherà per effettuare la lavanda dei piedi ai giovani detenuti. Ipotesi verosimile alla luce di quanto detto da Rita Bernardini, Mario Staderini e dallo stesso Pannella. Una scelta che non ha tardato a fare breccia nel cuore dei fedeli e degli stessi Radicali, al punto che Angiolo Bandinelli ha riconosciuto al nuovo Pontefice di avere “deritualizzato” la fede e di aver intrapreso un percorso in grado di dare corpo alla vera religiosità. Se questa è la situazione, ha specificato Bandinelli, “siamo più interessati a Pietro che non a Cesare. Del resto proprio noi, da anticlericali, abbiamo sempre cercato più di tutti il dialogo col mondo cattolico”.
Un dialogo fondato, in questo caso, sul diritto – evidentemente – ma anche sul senso di umanità che molte volte il mondo cattolico dimostra di possedere in riferimento allo stato degradato delle nostre carceri. Coi cattolici servirà, probabilmente, dialogare e cercare di far capire loro la necessità anche di altre innovazioni legislative. Divorzio breve – definito dalla Lega Italiana per il Divorzio Breve, “amnistia civile” – e soppressione dell’istituto della separazione potrebbero infatti essere presto oggetto di una campagna referendaria in grado di abrogare prassi che, nel 2013, derivano ancora da norme di diritto canonico. Altro tema caldo è l’eutanasia, una campagna partita da almeno tre mesi ma che solo nei prossimi giorni inizierà a svilupparsi coi tavoli di raccolta firme che partiranno in tutta Italia. Infine, ampio spazio nella discussione è stato riservato al ragionamento sul come impostare un referendum antiproibizionista che, ad oggi, appare ancora in alto mare. Sarebbe utile pensare a un’abrogazione totale della norma, anche se l’orientamento prevalente sembra puntare a un quesito in grado di incidere sul comma 5 della Fini-Giovanardi, ovvero quello che prevede la detenzione per chi spaccia o è fermato con un quantitativo di sostanza un po’ più elevato.
Un pannicello caldo che non punterebbe a depenalizzare o a legalizzare il possesso, la coltivazione e la vendita delle sostanze– nei giorni in cui dal Cinque Stelle si parla esplicitamente di legalizzazione delle droghe leggere – bensì a sostituire la detenzione con sanzioni pecuniarie. Non il massimo, in verità, dato che i Radicali sono in grado di fare molto di più e di lottare per una legalizzazione sul modello olandese che col nuovo Parlamento pieno di “mine vaganti” potrebbe addirittura andare in porto. Senza un’abrogazione della Fini-Giovanardi, però, sarà difficile pensare a una vera svolta a meno che il Parlamento non decida di procedere autonomamente secondo il principio della nuova norma che abroga la vecchia. Questi ma anche tanti altri spunti sono giunti da un Comitato, all’interno del quale sono stati discussi – in questi primi due giorni almeno – numerosi temi.
Due parole anche sulla relazione di Gianni Betto e del suo centro d’ascolto. Pur essendo dati schiaccianti per negligenza nell’erogazione di una corretta e completa informazione politica, essi sono stati meno drammatici di altre occasioni, soprattutto grazie all’iniziativa estrema di Pannella col suo sciopero della fame e della sete che ha chiuso il 2012. Nonostante una visibilità – bassa ma meno di altre volte specialmente grazie a Canale 5 – in tv non congrua alle aspettative, appare difficile credere che le candidature eccellenti – come sottolineato da Emma Bonino – siano saltate perché non a conoscenza della lista di scopo. Probabilmente, per una volta, le ragioni del fallimento elettorale risiedono altrove e non nella solita e vecchia storia che da anni i Radicali denunciano. Una storia fatta di violazioni e di censure, insufficiente tuttavia a spiegare la sparizione del soggetto radicale dalle intenzioni di voto e dalle scelte elettorali dei cittadini.
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