di Fabrizio Ferrante, da www.epressonline.net [3], 21-03-2013
Ieri, 20 marzo 2013, si è tenuto a Pozzuoli presso il Tennis Hotel un convegno inerente il rischio sismico e vulcanico nella zona di Napoli e Provincia. “Intervista al Vesuvio. Vulcano o ‘montagna’?” questo il titolo di una tavola rotonda che ha visto la presenza di geologi, urbanisti, ricercatori ed esponenti del mondo politico e istituzionale. Organizzatori dell’evento, tre organi d’informazione che per l’occasione hanno scelto di cooperare: si tratta de “Il fiore uomo solidale”, periodico di informazione e tutela dei diritti umani, Radio Radicale (clicca qui per il video integrale dell’evento) e “La libera informazione flegrea”. Ospiti intervenuti, Marco Pannella, ovvero l’uomo che da decenni lotta inascoltato per segnalare l’imminenza del rischio vulcanico, Giuseppe Mastrolorenzo, ricercatore presso l’Osservatorio Vesuviano, l’urbanista Aldo Loris Rossi e Benedetto De Vivo, docente di geofisica all’università Federico II.
Presenti anche alcuni sindaci di comuni della zona rossa, come quello di San Giorgio a Cremano e quello di Sant’Anastasia – Domenico Giorgiano e Carmine Esposito – oltre all’esponente dei Verdi, Francesco Borrelli. Sono intervenuti anche l’avvocato Michele Brandi e l’architetto Francesco Santoianni mentre sono risultati assenti, seppur invitati, i sindaci di Napoli e di Pozzuoli, Luigi de Magistris e Vincenzo Figliolia.
Apertura riservata all’introduzione a cura dei due moderatori, Doriana Vriale ed Emiliano Dario Esposito, rispettivamente direttori de “Il fiore uomo solidale” e “La libera informazione flegrea”. Le due testate, di concerto con Radio Radicale, hanno cooperato partendo dall’intuizione della Vriale di rilanciare la lotta di Pannella sul rischio Vesuvio – che sfocerà nella denuncia alla Cedu – perfezionata dal contributo importante offerto dalla “Libera informazione flegrea” soprattutto per la parte del dibattito riguardante i Campi Flegrei. Proprio dalla caldera dei Campi Flegrei è necessario partire, per spiegare attraverso le parole degli studiosi la gravità della situazione e il pericolo incombente sull’area circostante. Il principio base, come più volte evocato da Pannella in relazione alle eruzioni vulcaniche sul nostro territorio non è “se si verificheranno ma quando si verificheranno” e il pericolo non è costituito dai fenomeni naturali ma dalla impreparazione della cittadinanza a fronteggiare eventuali eruzioni. “40 mila anni fa – ha spiegato Mastrolorenzo – un’eruzione dei Campi Flegrei fu tra le più potenti mai registrate nel mondo e 40 mila anni sono uno spazio di tempo minimo, in geologia. Si può vivere benissimo in presenza di un vulcano solo se si è in grado di evacuare le zone a rischio e vivere in altre aree. Da vent’anni è finanziato ma non esiste ancora un piano d’emergenza per i Campi Flegrei.
Temiamo sia per la super eruzione ma anche per quelle minori, vista la zona molto popolata. Napoli sarebbe travolta dalla cenere dei Campi Flegrei a ovest e del Vesuvio a est ma a Napolinon c’è un piano di emergenza. La zona rossa è stata estesa a tre municipalità di Napoli e l’Ospedale del mare è finito nella zona rossa a seguito dell’estensione”. E ancora: “La Zona rossa era sbagliata ma si è realizzata lo stesso in quel modo. Tre milioni di napoletani sono a rischio, cosa da non sottovalutare”.
Secondo Aldo Loris Rossi – uno degli padri della Città Metropolitana, con Francesco Compagna – invece, “le zone un tempo a maggior densità abitativa a Napoli – in prossimità o sulle pendici del Vesuvio e nella zona dei Campi Flegrei – sono state oggetto di un enorme calo di questo parametro negli ultimi decenni. Un quinto di napoletani ‘se n’è fuiut’. La Provincia diNapoli è epicentro del malessere campano, del mezzogiorno e in generale dell’Italia. È la Provincia coi peggiori indicatori, ultima delle 107 d’Italia e pur essendo per estensione tra le più piccole al punto da entrare per superficie nel raccordo anulare di Roma, ospita due vulcani”. Senza interventi immediati, insomma, “la tragedia incombe” secondo l’urbanista che ha ricordato numerose interrogazioni parlamentari rimaste inevase sul tema, oltre alla necessità di un piano di evacuazione, in ogni momento pronto e applicabile.
Affare complicato, a sentire il sindaco di San Giorgio a Cremano, Domenico Giorgiano. Questi ha denunciato non solo l’assenza del piano d’emergenza ma anche i continui condoni e la conseguente ostruzione totale delle vie di fuga. “Dal 1944 a oggi l’urbanizzazione a San Giorgio è quadruplicata”, ha dichiarato Giorgiano. Di tutt’altro tenore le argomentazioni del sindaco di Sant’Anastasia, Carmine Esposito. Secondo Esposito “la zona rossa è una stronzata scientifica rispetto a quanto previsto dalla legge 21 che prevede il piano strategico operativo, accompagnato da centinaia di milioni di euro per bonifiche e quant’altro ma nulla è stato fatto. Ho denunciato Antonio Bassolino e credo che sindaci come de Magistris sono insensibili e irresponsabili. La prima messa in sicurezza è partita solo nel 2007 dalla Provincia”. Attacchi rivolti anche a chi si è opposto a continui condoni e all’urbanizzazione selvaggia, che non sono piaciuti a Francesco Borrelli, coordinatore dei Verdi nonché ex assessore provinciale alla Protezione Civile.
Duro l’affondo di Borrelli, che dapprima rivendicato di aver “capito tutto” sulla Protezione Civile di Guido Bertolaso, prestando i primi soccorsi a L’Aquila. Poi ha accusato i sindaci come quello di Sant’Anastasia di avere agito avvantaggiando la camorra e la speculazione edilizia, anche attraverso i ripetuti condoni nel tempo succedutisi. Il tutto in risposta ad attacchi che l’esponente ambientalista riteneva di aver subito pochi minuti prima da Esposito. Nella circostanza non sono mancati momenti di tensione, fino alla cacciata di Borrelli dopo un virulento faccia a faccia col sindaco del comune vesuviano. Tornando ai temi del dibattito, merita una citazione anche il ragionamento del Professore De Vivo, circa la prevedibilità delle eruzioni: “il rischio evidenziato da Mastrolorenzo è reale, ma dopo ricerche con Steve Sparks, primo vulcanologo al mondo, ho verificato che le eruzioni si potranno anche prevedere al 99% ma c’è sempre un minimo di imprevedibilità. I vulcani non conoscono algoritmi o matematica. Dire che si possono prevedere le eruzioni è, dunque, una parziale verità. Le eruzioni possono anche verificarsi con un preavviso bassissimo o inesistente”.
Nota a parte per l’intervento forse più atteso, ovvero quello di Marco Pannella. Il leader radicale ha intrattenuto il pubblico e i giornalisti prima del convegno e durante la discussione, con voli pindarici che hanno spaziato dall’internazionale liberale del 1947 fino a Benedetto Croce, il diamat e il materialismo storico. Il tutto senza tralasciare lodi per Francesco I – ma anche per Benedetto XVI – né tanto meno la lotta per la giustizia e la prepotente urgenza delle carceri. Ciò evidenziato, soffermiamoci su alcuni concetti espressi da Pannella che ha esordito in modo sibillino approcciandosi al tema oggetto del convegno. Dopo aver ringraziato gli organizzatori, Pannella ha dichiarato che “la conoscenza è salvifica, dialogica e dialettica e le cose che discutevamo in consiglio comunale – riferendosi alla sua presenza in quell’assemblea a metà anni’80 – continuano. È un dibattito appassionante che riguarda la vita del ‘guaglione’ che capisce ed è sensibile a ciò che è vietato. Una volta si dibatteva per faziosità, oggi neanche più per quello” ha chiosato Pannella riferendosi alla sparizione del rischio vulcanico dai temi al centro del dibattito pubblico e annunciando che i firmatari di oggi – alcune centinaia – per la denuncia alla Cedu di Strasburgo sul rischio Vesuvio, dovranno diventare 3 milioni. Ovvero il numero di napoletani a rischio.
Condividi [4]