Il PCI di Ferrara fu semplicemente perfetto con lo storico patto di ferro
	Soffritti-Cristofori, perfetta immagine delocalizzata del compromesso storico
	di Roma fra PCI e DC. Così  nel PD di Ferrara post-Sateriale, con i post-
	comunisti e i post-democristiani, Tagliani e Calvano hanno scelto la cacciata
	dei Radicali di Ferrara dalla locale coalizione di centro sinistra. Del resto
	vassalli e valvassori possono non essere sintonici con il feudatario, ovvero
	Franceschini?
	E cosa succede poco dopo? Succede che nel suo furore anti-Radicali il PD di
	Bersani rischia il masochismo della sconfitta, sceglie la linea con tutti ma
	non con i Radicali, e rifiuta persino l’idea di un incontro o di un
	apparentamento. Seguendone la linea, anche uno dei migliori fra i PD,
	Zingaretti, per le elezioni regionali del Lazio rifiuta l’apparentamento
	dichiarando che nelle liste radicali di Amnistia, Giustizia, Libertà (ripeto:
	nelle liste radicali, non nelle sue) non dovevano starci i due consiglieri
	radicali uscenti che avevano dato il via alla denuncia delle malefatte della
	regione Lazio, nelle quali malefatte erano coinvolti tutti i partiti, PD
	compreso. Poi la stessa cosa fa Ambrosoli nella regione Lombardia. Eppure con l’
	uno, due o tre per cento dei nostri voti si potrebbe vincere o perdere in
	luoghi chiave (alla luce della legge elettorale vergognosa che tutti, PD
	compreso, si sono tenuta ben stretta) come la regione Lombardia, elettoralmente
	considerata l’Ohio d’Italia, nel senso che lì si rischia di vincere o di
	perdere tutto, almeno per il Senato.  Ma, per il PD, sembra che sia preferibile
	rischiare di perdere da anti-Radicali piuttosto che rischiare di vincere con
	noi. Non sarà per il fatto che, tra le altre denunce dei Radicali, c’è stata
	anche quella contro il malaffare di tutti in Lazio, Polverini e PD compresi? E
	il PD di Ferrara resta semplicemente perfetto come anti-Radicali.
	Cordiali saluti.
Mario Zamorani
	Presidente di Radicali Ferrara
	Ferrara, 8 febbraio 2013
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