di Guido Gentili pubblicato su Il sole 24 ore, il 03/01/13
Sono d’accordo con quanto scritto sul Sole 24 Ore del 30 dicembre 2012 da Luigi Zingales riguardo Mario Draghi, ricordato come il vero salvatore di Eurolandia. Draghi è un uomo di grande statura internazionale, competente come pochissimi altri, dotato di grande senso ed equilibrio politico e soprattutto stabile come solo un grande statista potrebbe essere. Lo statista che Zingales ricorda manca all’Europa, e, aggiungo, anche all’Italia. Perché non sognare un poco e pensarlo alla presidenza del Consiglio del nostro Paese? Magari con una presidente della Repubblica donna, una persona con grande competenza amministrativa e dimestichezza con politiche nazionali ed europee, coraggiosa, determinata e dai trascorsi ineccepibili. Un nome su tutti: Emma Bonino.
Maurizio Calvi
Roletto (TO)
Mario Draghi, l’ex Governatore della Banca d’Italia che ha preso il timone della Bce nel novembre 2011, è “il banchiere centrale di uno Stato che non c’è”, come ha scritto Zingales nell’articolo che lei ricorda. Ecco, questa mi pare una formula azzeccatissima e solo apparentemente paradossale. Esiste infatti l’Eurozona, abbiamo in tasca la moneta unica, ma non abbiamo lo Stato europeo e questo gap l’Europa lo sta pagando a caro prezzo. Draghi è riuscito, in un momento drammatico per la sopravvivenza dell’euro e della stessa Europa, ad imporre la sua visione pragmatica superando i veti (quelli della Bundesbank) e imponendo di fatto ai mercati la consapevolezza che la Banca centrale non gioca solo di rimessa ma è protagonista attiva a sostegno dell’Europa. Un capolavoro di diplomazia e determinazione. Ora, lei lo “sogna un poco”, come scrive, ad un altro timone, quello tutto italiano di Palazzo Chigi. Legittimo, ovviamente, ma non realistico: saranno i risultati delle elezioni, cui seguirà la scelta del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ad indicare il prossimo premier. E Draghi non è in campo per questa posizione, mentre è impegnatissimo, per fortuna dell’Europa, a fare il banchiere centrale dello “Stato che non c’è”. Quanto all’altra parte del suo sogno, la radicale Emma Bonino al Quirinale, perché no? Ci era andata già vicina nel 1999, quando nei sondaggi sulle preferenze degli italiani staccava anche Carlo Azeglio Ciampi. La campagna “Emma for President” fu sostenuta, tra gli altri, da Indro Montanelli, da Giuliano Amato, dalla migliore stampa estera. Bonino, nel 2013, resta un nome credibile. E una donna al Quirinale sarebbe comunque una scelta innovativa e un bel segnale per l’Italia.
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