di Patrizio Gonnella pubblicato su ItaliaOggi, il 03/01/13
Gli stranieri rappresentano il 35,6% della popolazione detenuta italiana. Il tema degli stranieri detenuti è comune a molti Paesi europei. Tant’è che esso è stato prescelto come uno dei temi nevralgici da affrontare in seno alla Conferenza dei capi delle amministrazioni penitenziarie dei 47 Stati del Consiglio d’Europa svoltasi a Roma. Gli stranieri detenuti costituiscono una delle cause del sovraffollamento. L’altra data dalla custodia cautelare. Delle 66.685 persone detenute al 31 ottobre 2012, emerge dal Rapporto Antigone 2012 (si veda ItaliaOggi del 20/11/2012), ben 26.804, il 40,1%, non sconta una condanna definitiva ma è in carcere in custodia cautelare. In base ai dati pubblicati dal Consiglio d’Europa nel marzo 2012 la percentuale dei detenuti in attesa di giudizio è del 23,7% in Francia, del 15,3% in Germania, del 19,3% in Spagna e del 15,3% in Inghilterra e Galles. La media dei paesi del Consiglio d’Europa è del 28,5% e questo dato rappresenta certamente l’anomalia. L’altra anomalia è data dalla questione delle tossicodipendenze. Anche qui la nostra legislazione produce tassi di carcerazione – il 38,4% circa della popolazione reclusa superiori alla media europea.
In Francia questa percentuale è del 14,1%, in Germania del 14,8, in Spagna del 28% ed in Inghilterra e Galles del 15,6%. Il contrasto al sovraffollamento è anche alla radice della giornata di protesta dell’Unione delle camere penali Italiane e dei quattro giorni di manifestazioni dei radicali, della settimana scorsa, che più specificatamente invocano amnistia e diritto di voto per i detenuti. Basterebbe un provvedimento di clemenza generalizzato di due anni per far uscire dalle carceri 23.596 persone. Il sovraffollamento riduce gli spazi un po’ dappertutto. I detenuti permangono nelle celle sino a venti ore al giorno. In alcuni casi (Latina) si cerca di porvi rimedio, in altri (Fermo) non si insiste nell’organizzazione ed offerta di attività trattamentali.
Scuola e lavoro sono i cardini della funzione rieducativa della pena. 363 sono i detenuti iscritti a un corso di laurea. 25 sono quelli che sono riusciti a laurearsi nel corso del 2011. Meno di un quarto dei detenuti è impegnato in attività scolastiche e poco più di un decimo dei presentì ha portato a termine con successo un percorso di studio. I trasferimenti da carcere a carcere, improvvisi e non preavvisati, sono spesso la causa della non conclusione del corso scolastico. In tal modo si sprecano energie e risorse. Eppure, se anche in Italia come in Germania si facesse una indagine sulla incidenza della istruzione sulla recidiva, risulterebbe ben chiaro che l’indice di reiterazione del reato si azzererebbe, o quasi, nelle persone che studiano in carcere, usando proficuamente il tempo a disposizione. L’emancipazione dalla devianza passa sempre dalla scuola e dalla educazione.
Ancora più allarmante è il quadro relativo alla formazione professionale. Vi partecipa un misero 3,6% dei presenti segno di un progressivo disinteresse delle regioni che su questo tema hanno la competenza. In generale mancano i soldi per far fronte a qualsiasi bisogno. Nel 2007, anno durante il quale la presenza media giornaliera è stata di 44.587 detenuti, il bilancio del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ammontava a 3.095.506.362 euro. Nel 2011, quando la presenza media giornaliera è stata di 67.174 detenuti, il bilancio del Dap era di 2.766.036.324 euro. A fronte dì un aumento dei detenuti di circa il 50%, il bilancio è stato tagliato del 10,6%. I costi per gli investimenti (edilizia penitenziaria; acquisizione di mezzi di trasporto, di beni, macchine e attrezzature, ecc.) sono calati del 38,6% e quelli per il mantenimento, l’assistenza, la rieducazione ed il trasporto detenuti, a fronte della notevole loro crescita, sono addirittura calati del 63,6%. Anche il lavoro penitenziario ha subito forti contrazioni. Nel primo semestre 2012 a lavorare sono stati 13.278 detenuti, ossia meno del 20% del totale dei reclusi. Questo calo è conseguenza dei drastici tagli del budget previsto nel bilancio del Dipartimento per le mercedi dei detenuti che negli ultimi anni si è ridotto del 71%: si è passati dagli 11 milioni di euro del 2010, ai 9.336.355,00 euro del 2011 e ai 3.168.177 euro dell’anno scorso.
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