di Adriano Sofri pubblicato su Il Foglio, il 19/12/12
Cara Marianna, mi chiedi di Marco Pannella. È superfluo. Io sono senza riserve in favore dell’amnistia e di ogni misura che renda meno disumana la condizione di carcerati e carcerieri, e famiglie di carcerati e carcerieri, e meno vergognosa la condizione civile e istituzionale di un paese che tratta così le sue galere. E che tratta così la sua giustizia. E sono un antichissimo e immutabile amico di Marco. Poi dissento dalle vessazioni cui sottopone il suo corpo. Lui del mio dissenso se ne frega, e mi invita subito a misurarlo con quello che il suo sacrificio può rendere alla buona causa. A questo raffronto fra costi e benefici io mi sottraggo. Così, quando lui tira tanto la corda, io gli dico di infilarsi una flebo nell’avanzo di vena che gli rimane, lui mi mostra i metri in meno che mancano a un traguardo distantissimo. Ho rinunciato da tempo a persuaderlo: so che tiene il suo punto. Io tengo il mio, in favore dell’amnistia e della flebo.
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