Sette aretini iniziano lo sciopero della fame: "Vicini a Pannella che rischia di morire"
Marco Pannella sta rischiando la vita. Da sei giorni sta portando avanti lo sciopero della fame e della sete per sensibilizzare il governo sul tema delle carceri. Anche il presidente del Consiglio Mario Monti ha fatto visita al leader radicale nella clinica dove è ricoverato. E sostegno della battaglia di Pannella arriva l'azione di sette militanti aretini che, secondo il comunicato di LiberAperta, hanno aderito allo sciopero della fame: Angelo Rossi, Betty Villa, Giusi Nibbi, Eugenio Mascagni, Francesco Scatragli, Marcello Sadocchi, Sofia Riccaboni.
"Siamo con Marco in questa sua estrema e forse ultima battaglia" dice Angelo Rossi Presidente di LiberAperta Radicali Aretini.
"In queste ore stiamo organizzando un Satyagraha (la battaglia non violenta sulle orme di Gandhi, ndr) - si legge in una nota - dei nostri militanti a supporto di Marco Pannella che sta combattendo una battaglia non-violenta mettendo a repentaglio la propria vita affinche dalle istituzioni arrivi una risposta concreta alle domande sulla Legalità il Diritto e la Giustizia che ormai da troppo tempo attendono risposta".
Di seguito i motivi della protesta spiegati da LiberAperta.
Riforma della giustizia e Amnistia
In Italia ci sono 9 milioni di processi arretrati e per ottenere una sentenza definitiva è necessario attendere 10 anni. Se da un lato il 70% dei furti e l'80% degli omicidi rimane impunito, dall'altro ogni anno 170mila processi cadono in prescrizione, un'amnistia per ricchi con buoni avvocati.
Questo è il disastro dell'amministrazione della giustizia italiana, che pesa anche sull'economia: quale imprenditore investirebbe dove i tempi della giustizia sono incompatibili con quelli del mercato? Da 25 anni le corti europee condannano l'Italia perché contro la giurisdizione, il diritto europeo e i diritti umani dell'Onu e per il quinto anno consecutivo il nostro Paese ha conquistato il primato per il maggior numero di sentenze della Corte europea rimaste inapplicate: il nostro Stato è considerato un criminale abituale!
Le conseguenze più drammatiche sono evidenti nelle carceri: 69mila reclusi per 45mila posti regolamentari; senza considerare che il 40% di loro è ancora in attesa di giudizio e almeno la metà risulterà innocente. Le denunce a carico del nostro Paese alla Corte Europea dei diritti dell'uomo per ingiusta detenzione o per errore giudiziario sono oltre 2.000 all'anno.
Gli obiettivi della campagna
Ciò che chiediamo è una grande Riforma della giustizia che possa avere immediata efficacia nel far ripartire l'intero sistema, attraverso lo strumento dell'Amnistia. Essa realizzerebbe immediatamente quanto ci viene chiesto da norme e condanne europee. Non si tratterebbe di un "gesto di clemenza", ma di un atto per ristabilire la legalità costituzionale nei tribunali e nelle carceri di un Paese in cui essa viene sistematicamente violata. Per questo motivo da anni ormai Radicali italiani conduce a fianco del Partito Radicale -e nella sinergia d'intenti di tutta la galassia radicale- una serie di battaglie per promuovere l'amnistia propedeutica a una grande Riforma della giustizia penale e civile, la cui paralisi penalizza i cittadini e le imprese, scoraggia gli investimenti esteri e comporta costi enormi per la società e l'economia nazionale.