Genova - Sulla carta è, formalmente, un «accertamento tecnico». In realtà rappresenta il primo giudizio di colpevolezza espresso nei confronti del Comune sul disastro dell’alluvione 2011. A pronunciarlo, in particolare, è stato un superconsulente del tribunale delle acque di Torino, che ha decretato le responsabilità di Palazzo Tursi per i danni subiti da un abitante di Sturla. L’uomo finì all’ospedale per l’esondazione del torrente; vide la sua casa devastata e agli occhi del tribunale stesso, che con questo dispositivo fissa un paletto fondamentale per cause future, l’inerzia dell’amministrazione soprattutto nella gestione delle fogne e delle tombinature determinò una parte dello scempio. Siccome quel problema è diffuso in tutta la città, e siccome sono state migliaia le persone danneggiate da quei nubifragi (senza dimenticare mai le sei vittime di via Fereggiano, sebbene questa sia una vicenda differente) ecco spiegata la portata del pronunciamento. Vale quindi la pena ripercorrere la vicenda nel dettaglio. Protagonista è Vincenzo Pitino, assistito nella sua battaglia dal legale Stefano Boero. Pitino il 4 novembre 2011 è nel suo alloggio di via Pontetti 4. Le piogge torrenziali, oltre che sul Fereggiano-killer, hanno le ripercussioni peggiori proprio sullo Sturla e i rivi circostanti, compreso il Chiappeto che scorre (anche) in corrispondenza della medesima via Pontetti. --br- L’esondazione produce danni forse incalcolabili, e per poco non uccide Pitino. «Mi misi in salvo muovendomi in almeno un metro d’acqua, nuotando, finendo travolto». C’è un altro dettaglio, che è necessario ricordare, per capire cosa visse quel giorno. Pitino finirà al pronto soccorso dell’ospedale San Martino per una sospetta intossicazione, avendo ingurgitato nel suo tentativo di fuga, con ogni probabilità, acque di fogna. Il certificato medico non lascia spazio a dubbi: è vero che ha bevuto, suo malgrado, quella roba; ed è vero che per questo ha riportato conseguenze fisiche, ancorché risolvibili con qualche giorno di convalescenza. Il problema, grosso, è che quando torna nel proprio alloggio se lo trova mezzo distrutto, con le pareti e gli oggetti e quel che potrebbe forse salvare, impregnati di melma. Il danno complessivo è di 118.285 euro (sarà poi ridimensionato a 85 mila circa) e decide perciò di fare causa all’amministrazione comunale, ma c’è un problema. Dati i tempi biblici della giustizia civile è necessario che lo stato dell’arte, quindi i luoghi, i manufatti, la condizione di tombinature e fognature appunto, sia “fotografata” il più presto possibile. E allora: sul piano strettamente tecnico, si chiama «accertamento irripetibile».
ilsecoloxix.it link alla notizia: tinyurl.com/d2oqsze [3]
Fonte: http://radicaligenova.iobloggo.com/797/tursi-colpevole-di-incuria [4]