Saranno con noi, oltre all'autrice:
- Edoardo Croci, Presidente di Milano Si Muove e Assessore alla Mobilità, Trasporti e Ambiente nella giunta di Letizia Moratti che si aggiudicò l'Expo2015;
- Emilio Battisti, professore presso la Facoltà di Architettura Civile del Politecnico di Milano, Dipartimento di Progettazione dell'Architettura, Responsabile Scientifico del Progetto EDS Expo Diffusa e Sostenibile;
Ulteriori adesioni verranno pubblicate non appena ricevute.
I grandi interessi economici, la politica, i costruttori. Come le promesse di una città nuova sono cadute e come si può, allo scadere del tempo, riprovarci. Il 31 marzo 2008 Milano è stata designata sede ufficiale dell'Expo 2015. Allora a tutti era parso che la "capitale morale" ce l'avesse fatta, conquistandosi l'opportunità di realizzare i sogni di una metropoli: una rete di trasporti capillare ed efficiente, vasti spazi verdi, migliaia di nuovi posti di lavoro, la possibilità di intercettare grandi investimenti.
Sono passati quattro anni e quel sogno si è ridotto a fantasma, perché nel frattempo l'amministrazione Moratti ha compiuto un vero "capolavoro al contrario": una caotica girandola di piani immobiliari, nomine, tentennamenti e marce indietro. Fino alla sconfitta elettorale e alla vittoria di Pisapia, il leader di una nuova maggioranza politica che ha raccolto l'eredità di una gestione fallimentare e si trova ora in una situazione continuamente vicina allo stallo.
Eppure Expo ha già cambiato la città. Secondo il dipartimento di Architettura e pianificazione del Politecnico, «prendendo in considerazione solo i progetti medio-grandi (sopra i 30mila metri quadrati) è stato calcolato che sono 43 quelli in corso o pronti a partire. In tutto quasi 5,5 milioni di metri quadrati di territorio milanese in via di cementificazione, cui se ne aggiungono altrettanti nei Comuni dell'hinterland.
Non c'entra molto con l'alimentazione del pianeta, ma questo risultato Expo l'ha già raggiunto.