di Luciano Gulli, da “Il Giornale”, 29/11/12
e un bisonte. Così vuole la tradizione. E almeno questa (il resto essendo stato sbranato con tutta la coda dalla televisione e dalla pubblicità che ha stravolto e omologato usi, costumi e consumi) resiste impavida. Lo dice l’Istat, rivelando che al Sud sono solo il 23 per cento (contro il 52 per cento del Nord, dato record) i matrimoni civili. Ci si sposa di meno, conferma l’Istat. E se proprio si deve, si va sempre di più dal sindaco. Sorprende, ma mica tanto, in fondo, il dato del Nord, dove la quota di matrimoni civili ha superato quelli religiosi. Diminuiscono anche i matrimoni misti (9.333 in meno, l’anno scorso, rispetto al 2008, il 29,2 per cento, addirittura) perché il fenomeno dell’immigrazione si è notevolmente ridotto. Non è merito della Bossi-Fini. È che non siamo più appetibili, come Paese, se non come stazione di posta lungo la via per le Fiandre, la Germania, il Baltico, più a nord che si può.
È il matrimonio come idea, come progetto, che è ormai in crisi nera. Anche se il dato medio nazionale (il 52 per cento del nord e il 23 del Sud, passando per un 47 per cento del Centro Italia) nasconde profonde differenze territoriali. Vince la fascia tricolore del sindaco, rispetto alla stola del prevosto, in certe province del Nord: Livorno e Trieste ((62,5%), Massa-Carrara (56,5%), Bolzano (56%), seguite da Genova e Ferrara (55,7%), Grosseto (55,3%) e Udine (55,1%). Eppure solo 15 anni fa i matrimoni civili erano solo il 20 per cento delle unioni ufficiali.
«Gli italiani stanno cambiando, non si crede più al matrimonio come unica strada per formare una famiglia, e si convive, con la speranza che prima o poi le coppie di fatto possano avere il dovuto riconoscimento», ragiona Gian Ettore Gassani, presidente degli avvocati matrimonialisti. È la prudenza, il calcolo, tutta roba che non ha niente a che fare col sentimento, a deprimere le fantasie dei potenziali nubendi. Ora, all’effetto schiuma frenata, concorre anche lo spettro dell’impoverimento: la separazione, il divorzio, gli alimenti al coniuge: un incubo sempre più ricorrente.
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