NAPOLI – Il sì al piano di riequilibrio delle finanze, ovvero al decreto 174 cosiddetto salva-Comuni non sarà indolore. «Il momento è duro, si dovranno fare dei sacrifici vediamo di ridurli al minimo e soprattutto vediamo che ci sia equità» dice il sindaco Luigi de Magistris.
A cosa si riferisce? La norma – che è bene precisare martedì sarà al Senato ed è suscettibile di cambiamenti – al momento impone ai Comuni tagli alle partecipate, stipendi e costi vivi nonché dismissioni già quantificati in almeno 100 milioni. E l’aumento dei tributi, in particolare Imu, Tarsu e Irpef fino al massimo possibile. Pena il mancato accesso al fondo di rotazione messo a disposizione dal governo che a oggi consentirebbe al Comune di avere un’anticipazione di cassa pari a 200 milioni. Oro colato per le casse che hanno un deficit da 850 milioni e un debito da 1,5 miliardi. Vediamo nel dettaglio come stanno le cose.
Partecipate. «Ci rifacciamo al piano del commissario Enrico Bondi – racconta l’assessore Salvatore Palma – ci saranno accorpamenti, dismissioni, economie ed efficientamento. Risparmi per 100 milioni. Ovvio che questo passaggio fa parte degli adempimenti per accedere al piano di riequilibrio del governo». Nella sostanza il Comune dismetterà almeno 5 aziende partecipate e altre 3 saranno accorpate. Un piano dettagliato che prevede la creazione della Napoli holding «dentro la quale – dice Palma – saranno contenute tutte le altre aziende del Comune. Creiamo un network virtuoso all’interno del quale anche i servizi saranno a disposizione di tutte le aziende. Così da non dovere andare all’esterno, per esempio, per avere il servizio di pulizia». Il Comune paga un canone a tutte le partecipate pari a 400 milioni annui. È stato ratificato un taglio del 20 per cento pari a 80 milioni. Altri 20 saranno risparmi dovuti alle economie e all’efficientamento. «La Napoli holding avrà funzioni di coordinamento e sarà il centro unico di approvigionamento. Sto analizzando inoltre tutte le posizioni dei manager e dei quadri per verificare dove ci sono anomalie per quello che concerne gli stipendi. E anche su questo punto ci sarà una grande rivisitazione». Napoli servizi diventa multiservizi, accorpa rami di azienda di Elpis, gestirà il patrimonio e si occuperà della manutenzione stradale; Napolipark-Metronapoli-Anm si fonderanno e sarà la società unica della mobilità. Asìa rileva ramo di azienda Napoliservizi relativo al giardinaggio e alla pulizia di monumenti e sedi istituzionali. Le aziende in dismissione sono Gesac, Stoà, Elpis, e una parte delle Terme di Agnano sarà data in gestione ai privati. Il costo del personale del Comune ammonta a 466 milioni, quello delle partecipate a 244 il totale è di 710 milioni.
Tributi. «Così come è la norma ci impone di aumentare al massimo i tributi, ovvero Imu, Tarsu e Irpef – spiega l’assessore – tuttavia il nostro piano di riequilibrio, già in fase di elaborazione con l’arrivo dei 200 milioni potrebbe non prevedere l’aumento al massimo di questi tributi. Confidiamo in cambiamenti della norma al Senato». La realtà è che si profilerebbe in questo modo una stangata, i sacrifici di cui parla il sindaco sono questi. Cominciamo dall’Imu, sostanzialmente già al massimo. Si tratterebbe di un ulteriore aumento dello 0,01 per mille con un impatto finanziario di 30 milioni, più o meno ai proprietari di prima casa si tradurrebbe in ulteriore 30-50 euro. Seconda case e altre l’Imu è già al massimo. Capitolo Tarsu, la legge prevede che questo tributo deve coprire al 100 per cento il costo del servizio. Causa evasione e aumenti al momento le cose non stanno così. Punto dolentissimo potrebbe essere l’Irpef. Ci sono vari scaglioni di reddito dove l’aliquota è già al top. Portare al massimo tutte le aliquote significherebbe far pagare la stessa aliquota a chi ha un reddito da 100mila euro e al contribuente che ne guadagna 10mila. La manovra correttiva del Comune al riguardo potrebbe essere quella di portare la soglia di esenzione a 15mila euro.
Tariffe. La questione tariffe, il salva-Comuni prevede che possono essere portate al massimo. Il distinguo tra l’obbligo e la possibilità non è da poco. La percentuale di copertura minima dei costi è del 36 per cento. Palazzo San Giacomo tranne rari casi ci dovrebbe riuscire. Tuttavia il pericolo che aumenti il costo, per esempio, dell’asilo, della refezione scolastica e tutto quello che orbita intorno alla scuola esiste. Per il resto già nel rendiconto 2011 e nel previsionale sono stati fatti ritocchi all’insù per quantr riguarda l’affitto delle sale comunali e gli impianti sportivi che dovrebbero contenere l’impatto del salva-Comuni.
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