di Tiziana Cozzi, da http://napoli.repubblica.it [3], 30-10-2012
Immigrati sempre più “napoletani”, la città diventa la capitale del Sud per l’immigrazione. Scelgono sempre di più Napoli per viverci, lavorano in agricoltura e nell’edilizia, sono più donne che uomini, soprattutto ucraine.
Cresce anche la quota di stranieri regolarizzati presenti in Campania, anche se è in aumento parallelamente quella di irregolari. Questi i risultati del 22esimo rapporto Caritas-Migrantes presentato a Napoli nella sede della Curia. «Guardare allo straniero come elemento che può inquinare è antiumano e anticristiano – dice il cardinale Crescenzio Sepe – lo straniero va rispettato nella sua persona e nella sua dignità». «Il 31 dicembre finirà l’emergenza umanitaria nel Nord Africa, ci aspettano giorni difficili- annuncia Edoardo Cosenza, assessore regionale alla Protezione civile – la maggior parte è interessata al permesso di soggiorno, occorre accelerare al massimo le procedure».
Sono 194 mila gli stranieri in Campania, appartenenti a 174 nazionalità diverse. A Napoli vi è la maggiore concentrazione (58 per cento), dato che corrisponde al 26,3 per cento del totale del fenomeno migratorio nell’intero Sud. Segue la provincia di Caserta con il 19,3 per cento delle presenze e Salerno, con una percentuale pari al 16,3 per cento. Insieme, le tre province raggruppano il 93,6 per cento del totale campano. Di gran lunga inferiori gli extracomunitari “stabili” nelle province di Avellino (4,2 per cento) e Benevento (2,3 per cento).
Gli immigrati residenti nella regione sono più donne che uomini: il 54,9 per cento degli stranieri regolari è di sesso femminile, settore in cui la Campania supera la percentuale relativa al Meridione (51,5 per cento) e anche quella nazionale (49,5 cento). Al primo posto della classifica di provenienza c’è l’Ucraina, con il 40,3 per cento delle persone con permesso di soggiorno. Segue l’Africa (22,3 per centro) con la parte Nord del continente (prevalgono Marocco, Tunisia, Algeria). Aumentano gli arrivi dall’Asia, in particolare da Sri Lanka, Cina, India, Filippine, Bangladesh e Pakistan.
Lavorano, per la maggioranza, nel settore agricolo (19,6 per cento) e nell’edilizia (14,9 per cento) ma non disdegnano il settore alberghiero e la ristorazione (10,7 per cento). Il resto è occupato nei servizi alle imprese (8,9 per cento), nel commercio all’ingrosso (7,3 per cento) e al dettaglio (5,8 per cento).
Secondo dati Inail, lo scorso anno, sono stati circa 127 mila gli immigrati occupati cioè quelli che nel corso dell’anno hanno lavorato almeno un giorno. Un dato che fa ben sperare perché registra un incremento del 14 per cento (con un più 17.867 unità rispetto al 2010) e rappresenta il 9,2 per cento del totale regionale. Lavorano di più gli extracomunitari (62,3 per cento) che i comunitari (37,7 per cento), complessivamente, nel 63,9 per cento dei casi si è trattato di manodopera europea.
Sono tanti, però, i lavoratori stranieri che cadono nelle maglie illegali del lavoro nero. Secondo una ricerca del sindacato Flai Cgil contenuta all’interno del dossier, per il 90 per cento dei casi si tratta per lo più di lavoro irregolare nel settore delle filiere agricole e florovivaistiche, con una paga compresa tra i 15 e i 20 euro al giorno. Le zone illegali in agricoltura, con la più alta incidenza di sfruttamento, restano la Piana del Sele in provincia di Salerno, Castel Volturno e Villa Literno nel Casertano.
Continuano a nascere, invece, le imprese con amministratori e soci stranieri. Secondo Unioncamere-Cna nel 2011 sono stati 11.724 gli stranieri imprenditori in Campania, il 38,6 per cento del dato meridionale e il 2,6 per cento di quello nazionale.
Infine, a Napoli al 31 dicembre 2011, i migranti registrati in anagrafe erano 38.640 (59,2 per cento le donne 40,8 per cento gli uomini).
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