di Fabrizio Ferrante, da www.epressonline.net [3], 18-10-2012
Il mese di novembre si aprirà con l’undicesimo congresso di Radicali Italiani, che avrà luogo presso l’hotel Ergife di Roma nel periodo 1-4 novembre. Il Radicale Libero aderisce, seppur attraverso queste pagine, all’iniziativa di Notizie Radicali, che ha chiesto agli iscritti di esprimere le proprie aspettative in vista di un congresso che cade in una fase politica più che mai delicata.
Per quanto mi riguarda si tratterà di una prima volta, dal momento che negli anni passati ho “vissuto” i congressi Radicali attraverso le frequenze di Radio Radicale. In primis, dunque, cercherò di capire se e in che misura è vero l’assunto secondo cui i Radicali prenderebbero pochi voti in virtù di uno spiccato individualismo delle singole anime del movimento. Che ai congressi volino gli stracci è risaputo, anche perché i congressi Radicali sono fatti da persone con le proprie idee e non da sagome programmate per applaudire il designato di turno.
A prescindere da questo aspetto “epidermico”, è necessario che il prossimo anno veda confermati punto per punto gli obiettivi e i temi contenuti nella mozione approvata all’ultimo Comitato Nazionale. In essa è contenuta gran parte della linea politica da portare avanti fino alle prossime elezioni, puntando su un’alterità rispetto alle altre forze politiche che dinanzi al ciclone dell’antipolitica si vedono costrette a mutare pelle e costumi.
I recenti scandali del Lazio e della Lombardia portati all’attenzione dell’opinione pubblica grazie al lavoro dei consiglieri Radicali, uniti alle buone pratiche e alle proposte di trasparenza come l’anagrafe pubblica degli eletti, rappresentano un biglietto da visita non indifferente da presentare agli elettori. Il problema risiede ancora una volta in un’informazione di regime che spesso omette di indicare l’eccezione radicale al malcostume diffuso – sublimatosi con l’azione informativa via web denominata “tranne i radicali” – e che in taluni casi – Ballarò – omette perfino di presentare le stime dei sondaggi sulla Lista Bonino Pannella, preferendo riportare i numeri – anche inferiori al 2,5 % – dell’Api, dei Socialisti o del Partito Animalista. Con tutto il dovuto rispetto per queste tre forze politiche
naturalmente, dato che la colpa di tutto questo non è certamente loro o di altri micro partiti di quel tipo, molti dei quali mai presenti prima sulle schede elettorali. Di questo non mancherò di occuparmi in un prossimo numero, cercando di ottenere anche qualche spiegazione possibilmente convincente da chi di dovere. Nella mozione approvata in Comitato, si prende giustamente atto della fine di ogni dialogo col Pd, all’interno del quale il solo Sandro Gozi – candidato alle Primarie del centrosinistra – sta ritenendo di caldeggiare l’accordo e l’adesione alle politiche radicali.
Risuonano forti e chiare le frasi di Emma Bonino, che nelle scorse settimane ha pronunciato le parole che ogni radicale voleva ascoltare: “alternativi alla partitocrazia a tutti i livelli”, ovvero, andiamo da soli col simbolo radicale dalle Politiche alle Comunali. Al momento, ipotizzare alleanze con i partiti di massa – o ciò che ne resta – appare fantapolitica, così come fantapolitica è pensare a una Rosa nel Pugno “allargata”, che pure sarebbe auspicabile. In Italia manca un polo laico, dei diritti e alternativo al centrismo imperante a spizzichi e bocconi in tutte le forze politiche. Lo spazio in termini di offerta di contenuti nuovi per un accordo fra Radicali, un’ipotetica Sel senza Nichi Vendola e coi Verdi del nuovo corso di Angelo Bonelli, ci sarebbe tutto. Spesso mi è capitato di interfacciarmi con la base di Sel a Napoli, con cui per ogni dieci argomenti ritengo che su sette possiamo tranquillamente concordare. Idem con i Verdi e i Socialisti, altra forza che sarebbe funzionale a un progetto apparentemente visionario, almeno oggi.
Dal congresso mi aspetto una forte eco – e un po’ di membri in Comitato magari - alle iniziative che i Radicali Per la Grande Napoli hanno messo in campo sul territorio. Tantissime firme raccolte a supporto delle iniziative nazionali, dall’amnistia all’antiproibizionismo, passando per petizioni al Sindaco su temi come le narcosale fino al sostegno a Rita Bernardini – fresca iscritta dell’associazione Per la Grande Napoli - e alla sua disobbedienza civile contro la legge Fini-Giovanardi. Ma anche manifestazioni sotto la sede dell’AgCom per richiamare il servizio pubblico ai propri doveri o quella dell’Inps per i contributi silenti. Eppure, da Napoli possiamo ancora fare e dare molto, magari prendendo esempio dai compagni romani e milanesi, adattando i loro quesiti referendari e il loro modus operandi alla realtà e ai problemi in cui siamo immersi. Con i compagni napoletani non mancheremo dal prossimo anno di mettere in piedi iniziative in grado di riportare la nostra forza politica all’interno del Consiglio Comunale e di quello Regionale, fin dai prossimi appuntamenti elettorali. Il tutto, sperando di poter sopperire all’assenza di Parlamentari provenienti dalla nostra realtà. Forse un dialogo e un interscambio maggiore fra esponenti anche di città non propriamente attigue farebbe bene alle nostre lotte, per quanto è indubbio che ognuno debba alla fine camminare sulle proprie gambe. Per altre osservazioni – spero interessanti – rinvio al congresso, a cui parteciperò “fisicamente” nei giorni 3 e 4 novembre. Fin da adesso, dunque, buon congresso a tutti.
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