di Fabrizio Ferrante, da www.epressonline.net [3], 23-09-2012
Alcuni giorni fa Pierpaolo Pinhas Punturello, un cittadino napoletano residente in Israele nonché ex rabbino della nostra città, ha inviato una lettera aperta al sindaco, Luigi de Magistris, con cui si tenta di squarciare il velo di ipocrisia dilagante, circa l’univocità della narrazione del conflitto mediorientale. La missiva, rilanciata dalla pagina Facebook “sinistra per Israele senza se e senza ma” è stata inviata a seguito di un’iniziativa del Comune, mirante a “sensibilizzare la cittadinanza sulle tragiche condizioni di vita dei palestinesi”.
La lettera di Punturello si apre con la descrizione della storia di una famiglia ebrea napoletana, attualmente residente a Gerusalemme ma legata ugualmente a doppio filo con il capoluogo campano, al punto che, si legge: “a Napoli sono nati i nostri figli. Attualmente risiedo con la mia famiglia a Gerusalemme, ma il mio essere napoletano, i colori, gli odori, il porto della mia città sono dentro di me e dentro la storia della mia famiglia“. La descrizione delle peripezie vissute dalla famiglia dell’ex rabbino, coincidenti con quelle di tante altre famiglie ebree costrette a lasciare Napoli e l’Italia a seguito delle leggi razziali del 1938, chiarisce ulteriormente il legame a doppio filo fra i napoletani di Gerusalemme e la propria città d’origine. Secondo Punturello, l’iniziativa pro-Palestina del sindaco Luigi de Magistris, col patrocinio dato a un concerto svoltosi ieri e con l’accoglimento nel porto cittadino di Estella, una nave della Freedom Flottilla – secondo alcuni una macchina da soldi di Hamas – rappresenta uno schiaffo ulteriore.
Queste le parole dell’ex rabbino: “Egregio Sindaco, Napoli, attraverso questa iniziativa voluta dalla Sua amministrazione, mi ha schiaffeggiato in quanto suo figlio e non è meno matrigna di quando fece imbarcare i suoi figli espulsi per mondi lontani dai quali non tornarono. Sono certo che il prossimo 27 gennaio Lei renderà omaggio alla Memoria delle vittime degli anni bui del fascismo, prima di farlo, La prego di venire a trovarmi in Israele. Sarà mia cura portarla ad Ashdod. Impari prima a correre però e sappia che il porto di Ashdod è chiuso a causa dei missili lanciati da Gaza. Sensibilizzi i miei concittadini anche su questo argomento”. Sderot, Ashdod, Ashkelon, Beer Sheva sono alcune delle località israeliane poste al confine con la striscia di Gaza, da cui ogni giorno partono razzi diretti su scuole, mercati e centri abitati. In queste città, spiega Punturello, i bambini imparano prima a correre nei rifugi e poi a parlare, ma probabilmente per loro nessuna amministrazione e nessuna “flottilla”, si muoveranno a difesa di diritti essenziali come la sicurezza. Del resto, in molti ambienti vicini alla “rivoluzione arancione” si è soliti indossare la kefia e demolire Israele perché “fa figo”, senza neppure cercare di distinguere fra il popolo israeliano – vittima di decenni di guerre almeno come quello palestinese – il complotto “pluto-giudaico-massonico” e il tanto vilipeso Mossad. Gli israeliani, dunque, sono persone normali – seppur anch’essi troppo indietro sul fronte della laicità delle istituzioni – e non una sorta di setta al servizio delle massonerie del mondo.
La propaganda terzomondista spesso omette di ricordare che il popolo israeliano rappresenta un avamposto di democrazia in Medio Oriente e non è un caso se fra i finanziatori principali di Hamas, vi sia l’Iran. Sia la repubblica islamica che il partito palestinese – vincitore delle elezioni 2006 ma anche nella lista nera delle organizzazioni terrositiche di Ue, Usa, Canada, Giappone e Giordania – mirano infatti esplicitamente alla cancellazione fisica di Israele. La soluzione ideale sarebbe forse l’estensione dei diritti vigenti in Israele anche ai cittadini palestinesi – a loro volta soffocati da governanti capaci di erogare solo propaganda e misure assistenziali miranti al reclutamento – nell’ambito di uno stato federale, multietnico e multi confessionale. Una prospettiva in grado di mandare in soffitta la ricetta stantia dei “due popoli due stati”. Il tutto, magari, condito da un ingresso nell’area Ue come auspicato da anni da Marco Pannella anche per tutti i paesi della sponda sud del Mare Nostrum, nell’ambito di un progetto “Euromediterraneo” come naturale evoluzione dell’Europa.
La soluzione, tuttavia, toglierebbe a molti la possibilità di lucrare su un conflitto dove in ambienti snob e terzomondisti – popolati di giovanotti che sanno poche cose e spesso confuse - fa comodo dipingere Israele come Satana e la Palestina come un martire. I cittadini israeliani e tutti coloro che provano a leggere il conflitto palestinese in maniera diversa dall’ideologia filo-palestinese dilagante, meritano rispetto e tutela da chi rappresenta lo Stato anche un semplice comune. Accogliamo dunque la lettera di Punturello e ci aggiungiamo al suo saluto di pace. Shalom.
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