La querelle estiva non priva di toni coloriti tra il sindaco De Magistris ed il Cardinale Sepe della nostra citta’di Napoli sull’ idea del primo cittadino di riservare una zona
a luogo dell’ amore rischia di diventare uno scontro Istituzionale tra politica e Religione che non giova in questo momento in particolare alla nostra citta’. Sembra per sdrammatizzare un po i toni, che questa stia passando come l’estate di Peppone e Don Camillo.Premettendo di essere Cattolico e di condividere quelle regole della sfera morale e di etica pur senza estremizzare verso il proibizionismo che ha sempre avuto l’effetto opposto non penso che l’input ad un ragionamento del Sindaco De Magistris per tale idea possa aver leso piu’ di tanto codeste sfere. Discutere,regolamentare su un qualcosa che esiste non puo’ intaccare ne’ la morale ne la Religione. Non si voleva di sicuro promuovere la prostituzione ne cadere in un gaffe come si potrebbe pensare ancor di piu da un Sindaco ex Pubblico Ministero.La ” love zone” dall’ idea del sindaco assume quella valenza al passo con i tempi di un qualcosa che non dovrebbe essere ancora oggi percepita come qualcosa di amorale le amoralita’ son ben altre.La tutela di tante donne che si prostituiscono nella nostra citta’ in primis e che hanno creato gia di fatto una zona dell’ amore individuata nella zona industriale potrebbe essere vista come un qualcosa di positivo e non certamente di amorale.In molte citta’ di Europa dall’ esempio di Amsterdam e proseguendo per Londra o Monaco ho potuto appurare che esistono le cosiddette zone dell’ amore,tali zone autorizzate o tollerate non sono viste come un qualcosa di degradante nella citta’ ma di un contesto di citta’ o meglio di parte di persone della citta’.Non si sconfigge la prostituzione se pur vogliamo considerarla amoralita’ proibendola, la senatrice Merlin ha lasciato un vuoto legislativo del mestiere piu’ antico del mondo che e’sempre esistito e sempre esistera’ con o senza una” Love zone”.L’idea del sindaco puo’ essere costruttiva anche nella legalita’,ovvero fungere da contrasto alla lotta della criminalata’ organizzata che dalla prostituzione ricava una parte degli introiti. Cio’ che ha provocato le ire del Cardinale non era certo un intenzione di offesa ne’ alla citta’ ne a quell’ istituzione religiosa quale il cardinale rappresenta per la citta’. Visto che la realta’ evidente della prostituzione e’ sotto i nostri occhi sarebbe interessante e costruttivo invece lavorare insieme istituzionalmente anche se in campi diversi su un ipotesi da non considerare blasfema.
antonello03@hotmail.it [3] Antonello Laiso
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