di Raffaele Nespoli, da “Corriere del Mezzogiorno”, 29-06-2012
NAPOLI — Passi avanti nella sperimentazione clinica grazie a nuovi farmaci «intelligenti», ma anche disparità di trattamento nella cura dei pazienti e un dato su tutti: la Campania veste la maglia nera per il numero di casi annui di tumore al polmone. Migliore la situazione in Puglia, dove la casistica risulta in linea con il dato nazionale. Sono queste alcune delle luci e delle ombre registrate in occasione della presentazione della terza Conferenza internazionale di oncologia toracica (Ciot) da Cesare Gridelli (presidente della Conferenza), e da Filippo de Marinis (presidente dell’Associazione italiana di oncologia toracica -Aiot).
Ed è proprio l’Aiot che ha promosso la Conferenzainternazionale che si è aperta ieri a Napoli e proseguirà sino a domani. «La strada intrapresa è quella giusta — dice Gridelli, che è anche direttore del dipartimento di Onco-Ematologia del San Giovanni Moscati di Avellino —, su questo ormai non ci sono più dubbi. Certo, c’è ancora molto da fare per combattere il tumore al polmone del tipo ‘‘non a piccole cellule”, tra i più frequenti anche per i non fumatori. Alcune molecole sono già pratica clinica, altre in via di studio con pazienti arruolati, altre ancora in fase più iniziale di sperimentazione. Ma tutto ci lascia pensare che i risultati per molte di loro saranno veramente importanti e che già oggi è possibile, analizzando il tessuto tumorale, trovare il farmaco biomolecolare adatto. Fino a qualche anno fa un paziente con una diagnosi di tumore al polmone aveva a disposizione esclusivamente la chemioterapia. I farmaci a bersaglio hanno invece rivoluzionato l’approccio terapeutico al trattamento del tumore al polmone e ora si va incontro alla terapia super personalizzata. Ma è veramente importante che anche i pazienti se ne rendano conto e che a fronte di una diagnosi non si perdano d’animo e cerchino il centro che possa garantire la terapia in modo completo». E sono diversi quelli che si possono trovare nel Mezzogiorno d’Italia. In Campania certamente il Pascale, il Cardarelli, il Monaldi e naturalmente il San Giovanni Moscati di Avellino, vero polo d’eccellenza anche per quel che riguarda la sperimentazione clinica. Molti, e altamente specializzati, anche i centri di riferimento della Puglia.
Tra i quali, l’Istituto oncologico di Bari, le aziende ospedaliere di Brindisi e di Lecce, e il San Giovanni Rotondo. Ma al di là delle speranze concrete che arrivano oggi dalla ricerca, molto preoccupanti sono invece le ombre di intollerabili differenze tra struttura e struttura e tra le diverse regioni. Differenze che inevitabilmente cerano una distinzione tra pazienti di serie A e pazienti di serie B. «Abbiamo armi nuove e sofisticate per combattere l’adenocarcinoma (il tumore al polmone più diffuso anche nei non fumatori, ndr) — spiega Filippo de Marinis, che è anche direttore della I Unità operativa di Pneumologia Oncologica del San Camillo Forlanini di Roma —. Armi che la ricerca sta mettendo a disposizione ma alle quali accede solo una ridotta percentuale di pazienti. In questo modo si crea una discrepanza di trattamento spesso incomprensibile. Così, in Italia ci sono oggi malati di serie A e di serie B, all’interno di un sistema sanitario nazionale che vorrebbe invece garantire tutti. Tutti gli addetti ai lavori — continua — sanno esattamente come stanno le cose, gli unici a non rendersene conto subito sono proprio i pazienti. E purtroppo il problema nasce già al momento della diagnosi, infatti solo nel 50 per cento dei casi abbiamo tessuto a disposizione per poter eseguire l’esame molecolare.
Pochissimi sono i centri italiani di qualità che riescono a realizzare una reale biopsia oltre a un aspirato cellulari. Così il paziente non può sapere all’inizio del suo percorso se la fortuna lo ha portato a bussare alla porta di un centro che gli potrà mettere a disposizione qualcosa in più oltre allo standard. E’ importante far capire che attendere un tempo giusto per una diagnosi molecolare che porti alla giusta terapia per la giusta malattia, non è tempo perso». Tornando ai dati, ogni anno in Italia si registrano circa 38 mila nuovi casi di tumore al polmone, il quindici per cento (circa 4.800) solo in Campania. Alla base di questa differenza il fatto che in Campania non solo c’è il più alto numero di fumatori, manche il maggior numero di sigarette fumate. Un problema evidentemente legato ad aspetti culturali e alla mancanza di reali campagne di sensibilizzazione.
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