Firme false nelle liste elettorali "Processate 10 ex consiglieri" Il pm chiede il rinvio a giudizio per falso in atti pubblici contro ex consiglieri comunali e provinvciali che nelle ultime elezioni regionali del 2010 avrebbero compiuti irregolarità nella raccolta delle firme a supporto delle liste. Nell'elenco del magistrato nomi di rilievo nel Pd genovese Firme false: chiesto il rinvio a giudizio di 10 ex consiglieri comunali e consiglieri provinciali accusati di avere autenticato firme false per le liste dell'Udc per 'Casini' e 'Noi per Burlando' durante le ultime elezioni regionali del 2010. Tra gli indagati, Salvatore "Rino" Lecce, Emanuele Guastavino, Clara Sterlick, nomi di rilievo nel Pd genovese. Uno di loro, Guastavino, è stato presidente del consiglio comunale. Poi Arnaldo Buscaglia, esperto di turismo nella sinistra moderata. Accanto a loro esponenti noti e meno noti dell'Udc come Salvatore Muscarello, Daniele Biagioni, Gianlorenzo Bruni. C'è anche un rappresentante dell'Idv, Umberto Lo Grasso. In totale sono dieci, tutti consiglieri comunali (di Genova, Arenzano, Bargagli) e provinciali. Secondo l'accusa avrebbero autenticato una quarantina di firme false a supporto delle liste a supporto del Pd. Secondo l'indagine, molte delle firme apposte sui moduli di fatto erano state vergate dalla stessa mano mentre altre erano autentiche, ma apposte in assenza dell'ufficiale verificatore. In entrambi i casi il reato che si configura è quello di falso, in questo caso messo in atto da un pubblico ufficiale. Tra gli indagati c'è chi è finito nei guai per un solo nominativo come Arnaldo Buscaglia e Sonia Zarino (Pd), e chi per una quantità considerevole di firme non attestate direttamente oppure evidentemente artefatte, come il consigliere provinciale Clara Sterlick (17 firme) ed il responsabile economico e capogruppo in consiglio comunale del Pd Marcello Danovaro (13). L'inchiesta aveva preso le mosse da un esposto firmato da un esponente della lista Bonino Pannella, esclusa dalla consultazione regionale proprio perché i candidati non erano riusciti a raccogliere il numero minimo di firme per partecipare alle elezioni.
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