L'ENTE Parco di Portofino "dimentica" di costituirsi in giudizio in una causa amministrativa spalancando così le porte della sanatoria all'ennesima piscina realizzata nella supervincolata (in teoria) e superesclusiva collina affacciata sulla perla del Tigullio. Una colossale svista che costa agli amministratori dell'Ente una dura reprimenda dei giudici del Tar. Ma, se le bacchettate morali potrebbero non smuovere più di tanto i custodi del monte, qualche rimorso in più potrebbero ricavarlo dall'assai probabile indagine della Corte dei Conti per un presunto danno erariale. Il Tribunale Amministrativo Regionale ha infatti condannato l'Ente Parco (il presidente riconfermato è il geologo Francesco Olivari) a rifondere interamente le spese processuali pari a 4mila euro, un costo che, solitamente, il Tar suddivide tra i contendenti. Nella sentenza, il Tar Liguria sottolinea che «nel caso di specie, a fronte del progetto presentato dalla parte e dalla documentazione versata in atti, vi è l'assenza di costituzione dell'amministrazione che pure lamenta la compromissione di un bene tutelato» ma che, puntualizza seccamente il Tar «in oltre dieci anni non si è costituita né ha depositato documentazione integrativa a sostegno del provvedimento impugnato». Sgombrato il campo da eventuali sospetti di malafede - chè in questo caso i giudici avrebbero trasmesso gli atti alla procura della repubblica - l'unica spiegazione non resta che quella di una burocrazia quanto mai negligente e sbadata. Certo non si può tralasciare la circostanza che tale comportamento viene messo in atto da un Ente che dovrebbe sovrintendere ad uno dei paesaggi più tutelati e preziosi al mondo. Così, con una squadra sola in campo e l'altra rimasta chiusa negli spogliatoi, ha avuto gioco facile un esperto amministrativista come l'avvocato Giovanni Gerbi, che rappresentava Simonetta Costantini, la proprietaria di una villa e di un terreno privato di 17mila metri quadrati a poche centinaia di metri dalla Vetta di Portofino. Come spesso accade a queste latitudini la piscina prima la si costruisce e poi si chiedono i permessi. Questo accadeva addirittura nel 1995. Nel 1999 l'Ente Parco nega il nulla osta paesaggistico e parte la causa. Ma il Tar, pochi giorni fa, accoglie il ricorso dei proprietari sia per l'assenza dell'Ente e poi per le dimensioni ridotte (dieci metri per cinque), e per «la generica motivazione posta a supporto del diniego» poiché nessun valore possono avere «espressioni stereotipate, generiche, che non facciano riferimento ad elementi concreti della fattispecie considerata quali la visibilità o l'impatto del manufatto le dimensioni della piscina in relazione alla estensione del terreno circostante in cui la stessa è collocata». Inoltre, il Tar Liguria ritiene «che le piscine in generale hanno la natura di opere pertinenziali che non implicano consumo dei suoli per le loro caratteristiche». Che non è una posizione estrema come quella del Tar Campania che per Capri aveva addirittura ritenuto le piscine «un miglioramento dell'impatto ambientale» (una sentenza del 2008 che lo scorso anno è stata demolita dal Consiglio di Stato), ma è stata più che sufficiente a dare il colpo di grazia al parere negativo del 1999, espresso, e poi sepolto, dall'Ente Parco. Marco Preve. Da La Repubblica - Sezione Genova 1 maggio 2012
Fonte: http://radicaligenova.iobloggo.com/636/portofino-il-tar-bacchetta-l-ente-parco [3]