2,2 miliardi di dollari. A tanto ammonterebbero secondo il rapporto diffuso da Oxam, i rifornimenti di armi e munizioni che paesi coinvolti nelle ostilità e sottoposti a embargo sono riusciti comunque a importare. E se si pensa che nello stesso decennio l’Onu ha posto il veto alla vendita di armi ai suddetti paesi con ben 26 embarghi – accuratamente ignorati da alcuni stati –, i conti non tornano. D’altro canto, si sa, vendere armi frutta denari e non stupisce apprendere dalla lettura del rapporto che il commercio di banane sia più controllato di quello delle armi. “Il diavolo è nel dettaglio” – questo il titolo della ricerca –fa il punto sull’annosa questione dell’esportazione bellica in vista della prossime discussioni nelle Nazioni Unite incentrate su un trattato globale per il commercio delle armi. Il tallone d’Achille degli standard internazionali in vigore risiederebbe in una normativa che, stando ai dati forniti dal rapporto, sarebbe fin troppo facilmente ingannabile. Non si spiega altrimenti come sia possibile che paesi quali il Myanmar e l’Iran abbiano potuto acquistare munizioni e armi – nonostante fosse stato loro impedito – per un valore complessivo di 724 milioni di dollari circa. A complicare la situazione interverrebbero inoltre sia la difficoltà di cogliere con le mani nel sacco tanto i paesi acquirenti quanto quelli fornitori dei suddetti beni, sia la presenza di un “confuso insieme di accordi regionali o bilaterali assolutamente non coordinato”, come dichiara la direttrice della campagna armi di Oxfam Anna McDonald. In questo senso il trattato sulle armi deve segnare un “cambiamento di enorme portata”, spiega ancora McDonald, attraverso l’imposizione di “norme chiare e vincolanti per tutti e condivise a livello internazionale”, dal momento che “un trattato debole sarebbe peggiore dell’assenza stessa di un trattato”. Di fronte al timore, infatti, che quelle industrie e quei paesi “interessati” al commercio – rispondono all’appello, tra gli altri, Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna – possano far naufragare le buone intenzioni all’origine del trattato e far sì che la situazione si risolva in un nulla di fatto, Anna McDonald sottolinea la necessità che il nuovo trattato scongiuri la possibilità di ricorrere a “scappatoie per far arrivare le armi in quei contesti dove possono ulteriormente alimentare la povertà, i conflitti e le violazioni dei diritti umani”. agenziaradicale.com link: tinyurl.com/8xoyj3f [3]
Fonte: http://radicaligenova.iobloggo.com/631/commercio-delle-armi-oxfam-denuncia-gli-embarghi-ignorati [4]