"25 aprile", una marcia per la giustizia. L'adesione del Movimento Nonviolento con la partecipazione del centro Aldo Capitini del litorale romano – Il Movimento Nonviolento aderisce alla seconda marcia per l’amnistia, la giustizia e la libertà del 25 aprile promossa dai Radicali e vi parteciperà con le sue bandiere e i giovani del litorale romano del centro “Aldo Capitini” unendosi alle molteplici associazioni che si occupano dei diritti dei detenuti, ai sindacati di polizia penitenziaria, ai rappresentanti della società civile, ai familiari di soggetti costretti in celle sovraffollate e minuscole, ai rappresentanti dei giornali. Una marcia nel giorno della Festa della Liberazione per ricordare a media, cittadini e istituzioni che, nonostante i proclami e le visite organizzate, le carceri italiane stanno ancora al punto di partenza, alla condizione di emergenza per via di sovraffollamento e poche risorse; per richiamare l’attenzione sul “caso Italia” che sta facendo discutere da anni l’Europa con ripetute condanne per via di una condizione detentiva che viola i diritti umani. Siamo, da questo punto di vista, il Paese più richiamato come ha sostenuto il leader del movimento Marco Pannella in più riprese. Il MN, nel suo piccolo, ha sempre seguito la questione carceraria realizzando nel passato dei numeri monografici della sua rivista “Azione Nonviolenta” sull’argomento carceri e inviando la rivista gratuitamente alle biblioteche carcerarie e tutt'ora abbonamenti gratuiti ad alcuni detenuti. In rappresentanza del Movimento Nonviolento marcerà Daniele Taurino, responsabile del Centro Nonviolenza litorale romano “Aldo Capitini” insieme agli altri amici e amiche della nonviolenza che si aggiungeranno. “Ci sembra il modo più adeguato per continuare la lotta di “liberazione” – afferma il presidente nazionale Massimo Valpiana- e proseguire l'impegno per attuare la Costituzione repubblicana, poiché oggi viviamo in palese violazione costante dell'articolo 27”. E continua: “le carceri italiane sono invece sempre più affollate, incapaci di rieducare, ma soprattutto luogo in cui si muore, per suicidio o per cause da accertare. I duecento decessi tra i detenuti dell'ultimo anno sono la prova che la pena di morte in Italia è ancora in vigore”. Se è vero che “dallo stato delle sue carceri si misura il livello di civiltà di un Paese”, l'Italia è condannata. Bisogna agire subito, ripristinare uno Stato di diritto. Certo, l'amnistia è solo un primo passo ma, come ci ricorda Capitini, "una marcia non è fine a se stessa; continua negli animi, produce onde che vanno lontano, fa sorgere problemi, orientamenti, attività".
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Fonte: http://radicaligenova.iobloggo.com/610/25-aprile-una-marcia-per-la-giustizia- [4]