di Valentina Vitaletti, da agenziaradicale.com [3], 07-04-2012
Che le condizioni dei detenuti all’interno delle carceri italiane fossero a dir poco disumane è cosa tristemente nota. Ma lo scenario che emerge dall’ultima shoccante rivelazione sulla vita dietro le sbarre fa davvero venire i brividi. A lanciare l’allarme stavolta gli stessi addetti ai lavori. Stando infatti a ciò che l’Osapp – Organizzazione Sindacale Autonoma di Polizia Penitenziaria – ha denunciato nella giornata di ieri oltre 16mila detenuti sarebbero costretti ad assumere psicofarmaci, sottoposti ad una sorta di “contenimento chimico”.
Sedati, drogati affinchè stiano buoni. “Oltre il 40% dei detenuti in attesa di giudizio nelle case circondariali e circa il 10% di quelli già condannati nelle case di reclusione” a detta del segretario dell’organizzazione, Leo Benedeuci, sarebbero stati sottoposti a queste barbare pratiche, che sembrerebbero diffuse lungo tutto lo stivale.
“A leggere la lunghissima lista dei farmaci somministrati in carcere – è quanto riporta la nota diffusa dal sindacato – c’è da rimanere esterrefatti visto che, a parte gli ettolitri di valium, nelle patrie galere si somministra praticamente di tutto, dagli antipsicotici, agli ipnotici, dagli antidepressivi agli oppiacei, dalle benzodiazepine agli stabilizzatori dell’umore”.
Tutte medicine difficili da reperire che dovrebbero essere elargite con estrema attenzione e parsimonia considerato l’altissimo rischio di dipendenza. Attenzione e parsimonia che non sembrano essere i mantra del personale medico all’interno delle prigioni. I numeri spaventosi diffusi dall’Osapp, che riguardano solo coloro che assumono oppiacei e loro affini, crescerebbero poi a dismisura se si tenesse conto anche delle migliaia di carcerati che utilizzano costantemente sonniferi per dormire. Una situazione questa che non sembra destare interesse alcuno nelle istituzioni, che paiono aver dimenticato la funzione riabilitativa del carcere, diventato ora una fabbrica di tossicodipendenti.
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