L'Associazione Radicale Certi Diritti e L'Associazione Enzo Tortora - Radicali Milano si ritrovano alle ore 11.00 del 27 gennaio 2012 davanti all’Ex Albergo Regina, in Via Silvio Pellico angolo Via Santa Margherita a Milano, che nel ’43 divenne il quartiere generale nazista delle SS e dove oggi c'è una lapide con scritto: “antifascisti, resistenti, esseri umani” per ricordare le vittime omosessuali del nazifascismo nonché squarciare il silenzio che ancora avvolge questa triste vicenda e che uccide due volte, massacrando anche la memoria di chi ha vissuto, fino a morirci, la follia nazista.
Le politiche persecutorie naziste nei confronti delle persone omosessuali già nel 1933, poco dopo l'avvento al potere e prima della Notte dei lunghi coltelli del luglio 1934. Gli omosessuali vennero condannati dai tribunali nazisti alla prigionia nei campi di concentramento, alla castrazione o alla reclusione in centri di igiene mentale. Si stimano fino a 600.000 persone omosessuali vittime del nazismo, ma le cifre reali sono molto più alte di quelle ufficiali perché queste ultime sono basate sui residui documentari rinvenuti nei tribunali, negli uffici di polizia o nei campi di concentramento e perché i nazisti si accostavano a questi casi con l’operazione “Notte e Nebbia” volta a far scomparire le vittime senza lasciarne traccia. Pochissimi omosessuali, inoltre, reclamarono gli indennizzi previsti dal governo della RFT perché il paragrafo 175, grazie al quale essi venivano arrestati, rimase in vigore fino al 1969 quando la SPD vinse le elezioni portando Willy Brandt alla Cancelleria. Reclamare gli indennizzi come omosessuali sarebbe quindi equivalso a un’auto-denuncia socialmente infamante e passibile di arresto anche dopo la disfatta del Terzo Reich.
In Italia lo Stato, concepito come organismo non solo giuridico, ma anche etico, si fece tutore della morale pubblica, invase la vita privata, impose un’immagine di «uomo nuovo», maschio, virile, potente con la conseguente denigrazione del controtipo, femmineo, impotente, imbelle. Se la mascolinità riflette le aspirazioni e gli ideali della società, gli uomini che non aderiscono a questa mascolinità diventano i nemici della società stessa, un pericolo per la nazione. In questo contesto il fascismo mise in atto una serie di strumenti repressivi, senza bisogno di una legge apposita, che andavano dalla diffida all’ammonizione al confino di polizia, fino al carcere e al manicomio. Le cifre ufficiali parlano di 386 confinati per omosessualità e pederastia, ma la cifra reale è, ancora una volta, certamente più alta.
Anche in Italia, la liberazione dal nazifascismo non fu liberazione di tutti: le vite degli omosessuali rimasero per lo più clandestine e ancora oggi l'omofobia miete molte vittime che pure ricorderemo in questa occasione chiedendo con forza l'adozione di misure volte alla prevenzione e il contrasto di atti e comportamenti basati su odio omofobico e transfobico nonché la rimozione di ogni forma di discriminazione basata sull'orientamento sessuale e l'identità di genere e la promozione di pari opportunità per tutte le famiglie.