di Juan Carlos De Martin pubblicato su La stampa, il 21/03/12
I resoconti parlamentari riportano che il 28 luglio 2010 alle ore 19.39 il Senato elesse consigliere dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AgCom) una persona identificata semplicemente come «Martusciello» (usiamo questa vicenda solo come esempio, il più recente di una prassi che va ben oltre il caso specifico). Martusciello ottenne 132 voti, in nettissimo vantaggio sul secondo classificato con appena 7 preferenze. In quell’occasione, però, le schede bianche furono ben 115 su 286 senatori votanti. Come mai così tante schede bianche? A leggere il resoconto stenografico della votazione è legittimo sospettare che molti senatori votarono scheda bianca non perché insoddisfatti dei candidati, come pure sarebbe stato legittimo, ma perché in realtà non c’erano affatto candidati ufficiali! Proprio così: i senatori – come per altro era già successo sistematicamente in precedenza – furono chiamati a votare per l’importante carica di consigliere AgCom senza che fossero stati preventivamente identificati dei candidati ufficiali. Al posto di curriculum e di altre informazioni utili per valutare un candidato – le sue competenze, storia e idee – solo un cognome, presumibilmente fatto arrivare ai senatori via SMS o passaparola. «Ma Martusciello chi, di preciso?» chiese in quella sera d’estate, ironicamente, il senatore radicale Marco Perduca: «Su Facebook ce ne sono almeno otto».
Quella votazione del luglio 2010 non fu un’eccezione: come risulta dal resoconto stenografico di quella seduta, i consiglieri di una delle più importanti autorità indipendenti della Repubblica erano davvero stati tutti sempre eletti sostanzialmente allo stesso modo. Ovvero senza identificare in anticipo e pubblicamente i candidati, senza deposito e valutazione di curriculum, senza audizioni.
È ora di cambiare metodo; la posta in gioco, infatti, è troppo alta per continuare così. A maggio il Presidente del Consiglio dovrà scegliere un nuovo presidente AgCom, mentre Camera e Senato dovranno eleggere i quattro membri del nuovo consiglio. Quelle cinque persone potranno influenzare in maniera considerevole, in positivo o in negativo, lo sviluppo dell’Italia nei prossimi anni. Perché a loro spetterà prendere decisioni su aspetti cruciali di una società della conoscenza come la nostra, ovvero, su radio, televisione, telefonia, Internet. Mezzi cruciali sia per lo sviluppo economico sia per la qualità democratica del nostro Paese. È quindi doveroso che il percorso che porterà alla elezione dei nuovi consiglieri AgCom sia il più possibile trasparente e informato. In modo che deputati e senatori – e con loro tutta la pubblica opinione – possano farsi un’idea approfondita delle competenze, delle idee e delle intenzioni di un gruppo ben definito di candidati. Per poi arrivare a votare con piena consapevolezza le persone ritenute più in grado – per competenze tecniche, dirittura morale, assenza di conflitti di interesse – a salvaguardare e promuovere il bene pubblico in un ambito così importante. È un’occasione che in questo momento governo ‘e partiti non possono mancare di cogliere per far fare un altro, importante passo in avanti al Paese lungo la strada della trasparenza e del merito.
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