Marco Pannella, in collegamento telefonico a Radio Radicale questa mattina (14 marzo), è tornato sulle motivazioni e le ragioni per le quali ha deciso di iniziare, nei prossimi giorni, uno sciopero della fame ad oltranza. Pannella, fra l’altro, ha dato atto al Presidente Monti di aver sottolineato l’importanza del funzionamento della giustizia anche dal punto di vista economico: «Ieri (13 marzo) ho sottolineato che la mia decisione di iniziare questa azione nonviolenta era motivata non dall’esasperazione, ma dalla speranza forte che riusciremo a venire a termine di questa situazione criminale che connota la realtà formale e sostanziale della giustizia italiana. Si continua però a parlare delle carceri (e nessuno mi può rimproverare di non averne parlato, evidentemente); ma questo è un modo che le istituzioni italiane, le forze politiche e gran parte del mondo “democratico” hanno per eludere e per celare in modo ignobile un altro fatto sul quale la giurisdizione europea e noi insistiamo da trent’anni, letteralmente. Le condanne del Consiglio d’Europa – l’ultima della ultratrentennale serie è di ieri – riguardano quello che fa meno impressione quando la si enuncia: la lunghezza irragionevole dei processi! Ieri (13 marzo) l’ha ripresa perfino il Presidente del Consiglio, quando ha detto che: «la giustizia è una delle determinanti della competitività di un’economia – e della attrattività o meno di un territorio agli investimenti, sia esteri sia nazionali – oltre che fondamentale per la vita civile». Il Presidente Monti ha citato inoltre la Commissione Europea e l’OCSE, che individuano nella giustizia civile – «nel senso soprattutto della tempestività del suo funzionamento e quindi della prontezza di disponibilità di uno strumento essenziale per il rispetto dei contratti e per lo svolgimento di una ordinata economia di mercato» – una delle dimensioni della giustizia stessa particolarmente rilevanti. Su questo, chiedo scusa, stiamo sputtanando l’Europa! In modo ignobile, con un riflesso di regime, di classe, antiliberare. Quello che ci viene indicato come la causa di tutto è appunto il problema del Diritto. È il problema dei processi. È su questo che si tenta inutilmente di mettere l’accento. Ma adesso si usa il problema delle carceri per eludere la necessità della soluzione alla immonda violazione del diritto, del processo. Tutto questo riguarda più di un terzo delle famiglie italiane!» radicali.it