di Vincenzo Esposito, da “Il Corriere del Mezzogiorno”, 08-02-2012
NAPOLI – Una mela cadde sulla testa di Newton e cambiò la scienza. Un albero è caduto in Villa Comunale e potrebbe cambiarne il destino: salvarla dalla morte. Corsi e ricorsi storici. Sta di fatto che nel ripercorrere le tappe del cantiere della Linea 6 del metrò e del dissesto idrogeologico che provoca, le sorprese non mancano. Forse pochi sapevano, ad esempio, che tre anni fa l’allora sindaco Rosa Russo Iervolino chiese un parere tecnico sull’opera a Giovanni De Medici, docente della Federico II.
La relazione, ovviamente, non fu incoraggiante. «Da anni – spiega lo scienziato – noi geologi stiamo avvertendo che quei lavori bloccano le falde acquifere. Tanto che le sorgenti freatiche salgono in superficie e più volte hanno allagato cantine e scantinati dei palazzi alla Riviera di Chiaia». Quello studio di valutazione non ebbe alcuna risposta dal Comune. Secondo gli studi di Riccardo Caniparoli la Linea 6 interrompe l’afflusso delle acque piovane sotto la Villa facendo avanzare le infiltrazioni marine. E’ così? «Su questo non ci sono dubbi. E’ chiaro che se si rompe un equilibrio ci sono conseguenze. Pericolose». Gli alberi cadono perché bevono acqua di mare? «Oppure perché le loro radici sono zuppe d’acqua. Il risultato non cambia, le piante muoiono. Cosa succederà in futuro? Non ho visto i progetti di realizzazione dell’opera. Ma se hanno fatto canali di scolo, opere di drenaggio, la Villa si salva. Altrimenti no. E visti gli allagamenti e gli alberi che crollano credo che quei canali non ci siano».
Un’altra cosa che non tutti sanno è che la documentazione di impatto ambientale è stata vista solo da pochissime persone. Tutto l’incartamento venne rubato misteriosamente dagli uffici della Regione di via De Gasperi 28. L’impiegata lo cercò, dopo una richiesta di visione, nell’armadietto della stanza 20 del quinto piano del palazzo. E non lo trovò. Scomparso. Nei quattro faldoni lo studio di «impatto ambientale» era l’unico ad essersi volatilizzato. La denuncia venne presentata in Questura il giorno dopo. Data che viene riportata su un altro documento ufficiale: la risposta negativa dell’ufficio della giunta regionale alla domanda di accesso agli atti inviata da una associazione: «…si comunica che per quanto riguarda i documenti di cui si è richiesto l’accesso, non risultano reperibili lo studio di impatto ambientale e parte del fascicolo della pratica amministrativa in oggetto per i quali è stata sporta regolare denuncia il 10/3/2009».
La cosa ancora più strana è che un anno dopo (il 18 marzo 2010) la commissione «Via» della Regione, presieduta da Luigi Rauci, diede parere favorevole all’opera (già iniziata da anni) approvando la compatibilità ambientale sulla base di documenti rubati, in parte, due anni prima. Ma a condizione che «i livelli della falda idrica siano costantemente sorvegliati». Juno d’Ecclesiis, responsabile scientifico dell’associazione «Insieme per innovare» di cui è presidente Amato Lamberti, annuncia che su tutta la vicenda è già stato inviato un esposto dettagliato all’Unione europea. «Devono sapere – spiega – come vengono utilizzati i loro fondi. Lo scandalo della Linea 6 ora rischia di uccidere la Villa. Caniparoli ha ragione e ci sembra molto strano questo silenzio della Soprintendenza. A noi risulta che l’opera non è mai stata sottoposta a valutazione di impatto ambientale che la normativa europea esige».
In città è in atto una battaglia per salvare la Villa Comunale. In prima linea decine di associzioni tra cui «Insieme per innovare», «Assmed», «Chiaia per Napoli», «Osservatorio salute e ambiente», «Ernesto Rossi», «Portosalvo», «Vanto». La pressione sul Comune ha portato a un incontro con Alessio Postiglione dello staff del sindaco de Magistris.
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