Tempo fa in tv veniva trasmesso un bel programma. Si chiamava “invisibili”. Non un titolo più appropriato. Parlava infatti di quella parte di società che si fa finta di non vedere. I cosidetti “barboni”(o per i per bene ora “Clochard”). Così un paio di giorni fa l’ora noto ai più napoletani ballerino Bolle ha cinguettato su un social network il suo disappunto perchè uno di questi invisibili si era reso visibile sotto il S.Carlo con la sua lercia coperta. «Simbolo del degrado della città» scrisse(o qualcosa del genere), per poi cancellare quando, giustamente, gli è stato fatto notare che quello degli invisibili è un problema comune alle più moderne ed evolute città. Forse allora il vero problema è che a Napoli sono tollerati anche nei luoghi pseudochic? Speriamo di no altrimenti veramente non una città, ma la società è protagonista di un degrado. Culturale però.
Ecco perchè invece andrebbe questa volta encomiata l’amministrazione napoletana per essersi preoccupata(bene, male, non sappiamo) del problema ed averlo fatto per tempo. Prima del freddo, prima di Bolle. Ma in pochi ce ne hanno informati. Hanno aumentato la ricettività dei dormitori, aumentato le attività delle unità di soccorso in strata ed aperto le “stazioni dell’Arte” del rinascimento bassoliniano a queste PERSONE. Spesso in politica e difficile dirlo partendo da diverse posizioni, ma bravi.
Perchè allora non far tornare pure all’originaria destinazione d’uso, palazzo Fuga, più noto come” l’Albergo dei poveri”?
Uno studentato ed un dormitorio per invisibili ben in mostra a tutta la città.
Luigi Mazzotta, segretario dell’associazione Radicale “Per la Grande Napoli”
Di seguito un articolo pubblicato oggi sul Corriere del Mezzogiorno che vede intrecciarsi la storia di Thomas alla nostra:
«Sono Thomas, senza casa e dormo davanti al teatro S. Carlo»
NAPOLI -«Mi chiamo Thomas K., non ho casa e la notte tra domenica e lunedì ho dormito davanti al San Carlo. Un primo sonno vero, dopo tre giorni, nel sacco a pelo che mi ha donato una signora e che mantiene caldi fino a sette gradi sotto zero. Ho legato la bicicletta con la catena proprio all’ingresso del teatro, ho sistemato a terra le coperte, mi sono disteso con Sultan e con Luna. I miei due cani. Erano tre, fino a un mese fa: Hippy è morto la notte di San Silvestro. C’era il concerto in Piazza Plebiscito, tutti ridevano e brindavano. lo me ne stavo lì, con il cagnolino in braccio. Il peggior Capodanno della mia vita».
Notti di gelo per Thomas, poco più′ di 50 anni, tedesco di Dortmund, una moglie napoletana lontana nel tempo, un figlio che studia Architettura alla Federico II e che non vede quasi mai. Una vita in bilico. Il passato: unamore finito male, l’eroina, lavori saltuari, il vagabondaggio in Europa. Il presente: Napoli, una bici a mò di portapacchi, l’aiuto offerto da alcuni, l’oltraggio gratuito inflitto da altri. Da quella guardia giurata, per esempio, che domenica alle 22:10 ha incalzato con l’auto fino sopra il marciapiede di via Toledo e gli ha pestato un piede con un pneumatico. «Sbatte i pugni contro la vetrata della banca, fa suonare l’allarme, urla», si è giustificato quando gli amici di Thomas hanno minacciato di denunciarlo. Accade, a chi non ha un tetto, di essere alla mercè dei rancori e delle frustrazioni del primo che passa. Succede anche che il cervello vada in tilt, che risalgano dal cuore angosce e terrori. Come venerdì sera. Pioggia, tanta. Thomas è accampato sotto il porticato di via San Giacomo. Alle 20 un commerciante rovescia un secchio d’acqua in strada.
«Devo pulire», dice. Bagna materassino di gomma, coperte e piumone del clochard Francesco e alcuni ragazzi dell’associazione radicale Per la Grande Napoli convincono Thomas a raggiungere Piazza Dante: metropolitana aperta tutta la notte, su disposizione del Comune, per garantire un ricovero a chi è per strada. «Chissà se faranno entrare anche i cani», ci si chiede camminando. «Senza di loro non scendo», avverte Thomas. All’interno della stazione un paio di barboni. Tepore. Asciutto. Non si fa in tempo a chiedere accoglienza che Thomas fugge via. «Mi avete portato in galera», urla. Ricordi evocati dalla divisa di una guardia giurata. Trascorre la notte a Port’Alba, nelle coperte bagnate. Sparisce per un paio di giorni.
Domenica sera è di nuovo in via Toledo. Un bernoccolo in testa -«Mi hanno aggredito alla stazione» – le coperte ed i pasti portatigli dal CSV, poi i porticati del San Carlo. Riparo benedetto, in attesa che passi il grande freddo e che si possa di nuovo dormire sul marciapiede davanti al Banco di Napoli o in via San Giacomo. «I cani non li lascio», dice, «e con i cani non mi fanno entrare da nessuna parte».Fabrizio Geremicca
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