di Fabrizio Ferrante, da www.epressonline.net [3], 30-01-2012
Tragedia sfiorata, ieri sera, a Napoli in viale Umberto Maddalena. Laddove un tempo sorgeva lo stabilimento della Coca Cola da tempo esiste un campo nomadi, che per cause ancora da chiarire è stato distrutto da un incendio. Decine di vigili del fuoco sono stati impegnati nel difficile tentativo di circoscrivere le fiamme, impedendone la propagazione in aree industriali. Si registra un ferito.
I rilievi del caso, effettuati dai vigili intervenuti sul posto, aiuteranno a fare luce sulle cause. Non si esclude l’origine dolosa del rogo, dato che non sarebbe neanche il primo caso, ma la presenza di numerose stufe, bombole e impianti elettrici non a norma, induce a pensare a un incidente. Tuttavia si tratta del secondo rogo in pochi giorni, circostanza che non può essere sottratta dal vaglio degli inquirenti, che dovranno stabilire eventuali responsabilità dolose connesse agli incendi. Il campo sorge infatti nel mezzo di un’area industriale e non si può escludere a priori l’esistenza di manovre criminali, atte a indurre i nomadi a lasciare un suolo che potrebbe essere appetibile per ospitare capannoni o stabilimenti. Lo scenario venutosi a creare ieri sera, disegnava attimi di panico con tanto di fuggi fuggi generale e salvataggio in extremis di interi nuclei familiari.
Così è stato per una madre con in braccio una bimba, ambedue miracolosamente estratte vive dalla loro baracca in fiamme, grazie al tempestivo intervento dei vigili del fuoco. A complicare il lavoro alle dieci squadre accorse sul posto, la vicinanza della zona interessata dall’incendio ad altri impianti industriali. A subire i danni dell’incendio di ieri è stata anche una fabbrica di contatori del gas, una di quelle che sorge in prossimità del campo. Le operazioni di spegnimento sono durate diverse ore ed è stata garantita per tutta la durata dell’intervento, la presenza di un’ambulanza. Alla fine il bilancio non è stato – per fortuna – drammatico. Un solo ferito in condizioni lievi e qualche intossicato, ma in generale gli interventi dei sanitari sono stati di semplice routine.
Probabilmente, almeno fino a che non saranno chiare le cause accidentali dei numerosi roghi che affliggono la pacifica comunità Rom, le istituzioni potrebbero valutare l’ipotesi di implementare la vigilanza nella zona del campo. D’altronde, se in molte realtà ci si vanta di misure protettive “dai” Rom, sarebbe indice di civiltà e di accoglienza, il proteggere anche i Rom in quanto tali, garantendone l’incolumità visto che allo stato non è possibile garantire loro alloggi più dignitosi. Procedere col lassismo potrebbe presto portare all’ennesima strage con le solite stucchevoli lacrime collettive cariche di ipocrisia. Prevenire è meglio che frignare.
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