da basilicatanet [3], 23 gennaio 2012
BAS - “Ho ritenuto di dover dare il pieno sostegno, mio personale e dell’Associazione Radicali Lucani, al coordinamento denominato “La Locomotiva della Val d’Agri”. Di tutta evidenza siamo di fronte al tentativo di trasformare la Lucania fenix in un unico campo petrolifero, magari per assecondare agenzie di rating e banche d’affari. A rimetterci, però, saranno i lucani, il loro territorio, la loro salute e temo anche la vicina Puglia che è legata a doppio filo alle attività estrattive made in Basilicata”. Lo dichiara in un comunicato Maurizio Bolognetti, della Direzione nazionale Radicali Italiani.
“Aggiungo che l’aver detto no alle trivelle a 5 miglia dalla costa, certo non risolve il problema rappresentato dalle trivelle nel Mediterraneo. Gioverà ripetere, infatti, che essendo il Mediterraneo un mare chiuso, un incidente simile a quello verificatosi nel Golfo del Messico decreterebbe la morte del “Mare Nostrum”. La relazione che accompagnava l’art. 20 del decreto sulle liberalizzazioni - oggi articolo 16 - è un insulto. Essa rappresenta uno schiaffo ad una comunità che già ha pagato costi altissimi per sostenere la bolletta energetica di questo paese. Se il governo davvero volesse far cassa, - prosegue Bolognetti - dovrebbe avere il coraggio di portare le royalties ai livelli della Norvegia. Pensare di aprire un autostrada a 4 corsie ai petrolieri di tutto il mondo per seppellire quel che resta della Basilicata, è pura follia. Già oggi, il 65% del territorio lucano è coperto da titoli minerari vigenti e da istanze per il conferimento di nuovi titoli: 6260 kmq di territorio su 9992. E’ probabile che Stadard and Poor’s non gioirà se l’Italia dovesse decidere di portare le Royalties all’80%, ma di certo potrebbe trarne un qualche beneficio l’erario. Al compagno Vendola, che ha ritenuto di dover liquidare la questione petrolifera lucana manifestando vicinanza ed affermando “noi non siamo come voi, per noi il petrolio non è ricchezza”, suggerirei di dare un’occhiata a quanto accade a Taranto con le raffinerei Eni. Vendola, probabilmente, ha dimenticato che la Puglia ha detto sì al progetto “Tempa Rossa”. Noi affermiamo che continuare a trivellare in prossimità di invasi, sorgenti, aree sismiche, in zone a rischio frana, a ridosso di centri abitati non porterà niente di buono e che le attività che il Governo ha definito di “minor valore” vorremmo tenercele strette. La verità è che la Basilicata sembra essersi trasformata nel delta del Niger anche grazie all’assoluta assenza di Stato di diritto, legalità e democrazia”.
Fonte: http://lucania.ilcannocchiale.it/post/2719375.html [4]