Articolo di Rassegna stampa.
di Fabrizio Ferrante, da www.epressonline.net [3], 12-01-2012
Oggi la Camera ha votato sulla richiesta d’arresto emessa dalla Procura di Napoli, a carico di Nicola Cosentino. Il risultato, che alla luce di quanto verificatosi in Giunta pareva acquisito, è stato ribaltato. A salvare il coordinatore Pdl in Campania, ci hanno pensato – oltre a Pdl e Popolo e Territorio – alcuni settori della Lega e i Radicali. L’esito del voto, 298 favorevoli e 308 contrari, è destinato a far discutere, specialmente per l’atteggiamento dei radicali che, di fatto, sono stati determinanti per la salvezza di Cosentino.
Ma questa volta, cari Compagni, siamo costretti a unirci al coro sdegnato che sorge da più parti, verso una decisione a dir poco cervellotica presa dalla delegazione pannelliana alla Camera.
Tanto per essere chiari, se chi scrive occupasse uno scranno alla Camera, avrebbe votato a favore dell’arresto senza alcuna remora. Tale atteggiamento non contraddice una contrarietà di fondo verso l’istituto della carcerazione preventiva, ma la motivazione addotta da Maurizio Turco è andata oltre, divenendo inaccettabile. Secondo Turco esisterebbe il “fumus persecutionis” ipotesi condivisa dall’intera delegazione e anticipata da un articolo di Annalisa Chirico su Panorama. Senza entrare in polemica con la collega e militante, se le intercettazioni, le testimonianze e i fatti accertati anche attraverso foto non avessero spinto 15 giudici a spiccare due diversi mandati d’arresto per almeno quattro capi di imputazione, è lecito chiedersi fino a che punto sia stata cancellata l’immunità parlamentare. Respingere una richiesta suffragata da montagne di carte, vuol dire implicitamente negare la valenza di indagini portate avanti da uomini dello Stato nell’interesse della giustizia, potere autonomo nel nostro ordinamento.
L’”imputato ignoto” sarebbe già in carcere da tempo per molto meno e ci si chiede se è lecito sezionare il capello allorquando c’è il sensato dubbio che un parlamentare intrattenga rapporti con la Camorra. Come giudicare l’atteggiamento di Cosentino che affida uffici importanti a uomini dei Clan o che, sempre per i medesimi, intercede con Unicredit per un finanziamento da 5 milioni per la costruzione di un centro commerciale?. Per chi avversa la carcerazione preventiva in quanto tale, la soluzione starebbe nel permettere a tutti gli imputati in attesa di giudizio, di poter scontare ai domiciliari il periodo di privazione della libertà che anticipa il processo. Purtroppo dai radicali in Aula non è stata fornita questa “accettabile” presa di posizione propugnabile erga omnes, bensì la tesi “made in Paniz” che siamo in presenza di “fumus persecutionis”.
Da radicale – per quanto libero – mi offende che sia stata messo sullo stesso piano la storia di Enzo Tortora con quella di Cosentino, per il quale, ben inteso, resta salva la presunzione di innocenza, anche se finora si può parlare solo di impunità.
No cari compagni, questa volta proprio non ci siamo. A pagare lo scotto di tale scellerata decisione – più garantista del garante – sarà la militanza napoletana del partito, incarnata nell’Associazione Per la Grande Napoli.
Facile pensare che per costoro – compreso chi scrive – potranno iniziare tempi difficili nelle piazze e nelle vie cittadine e per una volta, gli argomenti di difesa saranno pressoché inesistenti. Qualora Cosentino risultasse una povera vittima, dichiaro la mia disponibilità a cospargermi il capo di cenere, ma sarebbe altresì auspicabile che un processo non duri – come questo – quasi 10 anni. Ma questa è tutta un’altra storia.
Certamente si sono perse in passato altre occasioni – Papa, Milanese, eccetera – per dare voti come quello odierno. In casi molto meno definiti, la comprensione sulla base del garantismo sarebbe stata netta, ma in questo caso i Radicali sembrano aver messo a segno il più clamoroso degli autogol.
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