[3]Succede a Mondolfo, comune della provincia di Pesaro e Urbino, nella Regione Marche. Il sindaco Pietro Cavalli (Partito Democratico) eletto nelle elezioni del 15 e 16 Maggio scorso, sarebbe colpevole di aver costituito una Giunta comunale di soli uomini che, a detta dell’opposizione in minoranza (lista civica “Per cambiare” vicina al centro destra), sarebbe cosa giuridicamente e politicamente molto grave e scandalosa in quanto, violerebbe sia lo Statuto comunale, sia il principio di pari opportunità sancito dalla Costituzione Italiana (art. 51).
Insomma per la minoranza, il problema è che in un Comune come Mondolfo di quasi 12 mila abitanti di cui almeno la metà donne, non si sia riusciti a rispettare le famose quote rosa e ad inserire almeno una figura di gentil sesso nella Giunta di Mondolfo. Nell’agosto 2011 è scattata dunque la denuncia da parte della minoranza consiliare al Tar Marche che, giovedì 12 Gennaio 2012, dovrà esprimersi in udienza sulla questione.
“La cosa più paradossale – sottolinea Carlo Diotallevi, consigliere comunale della lista civica “Per cambiare” - è che a Settembre, il Giudice si era espresso invitando il sindaco a cercare una donna da inserire nella Giunta e lui avrebbe dichiarato in Consiglio che, tra le donne da lui contattate, non sarebbe riuscito a trovarne una disponibile a fare l’assessore.
La verità è che questa Giunta è il frutto di accordi pre-elettorali che verrebbero sconvolti nel caso in cui dovesse adempiere all’obbligo di avere una donna nell’esecutivo, anche perché ce ne sono di donne tra i primi non eletti della lista della maggioranza. Noi comunque non ne facciamo una questione ideale e politica sulle quote rosa, noi chiediamo solo che si rispettino le regole, in primis l’art. 31 dello Statuto comunale che impone una figura femminile nella Giunta che può essere ricercata anche esternamente alle liste elettorali.”
Il Sindaco Pietro Cavalli alla stampa locale ha risposto che è dispiaciuto per la questione ma che è convinto che le donne non siano una razza in estinzione da tutelare e che comportamenti in questa direzione sarebbero innanzi tutto offensivi per loro.
Sempre a Cavalli, non sembra giusto ricorrere ad un assessore “esterno” perché si deve mettere lì una donna, questo significherebbe non tener conto dell’elettorato e delle regole della democrazia, peraltro ad una sua domanda rivolta al prefetto, quest’ultimo gli avrebbe risposto che la nomina di un assessore esterno non è un obbligo ma una facoltà. Se poi il Tar, dovesse accogliere il ricorso, per il sindaco sarebbe opportuno che gli indicasse i criteri con cui individuare questo assessore donna: alta, bella, bionda, laureata…?
Dunque se da una parte la minoranza consiliare di Mondolfo chiede solo il rispetto di regole scritte, dall’altra il sindaco non vuole ridursi a mettere una donna nella Giunta solo perché porta un reggiseno. C’è da dire che in un paese in cui democraticamente è stato eletto un Consiglio in cui non è presente nemmeno una donna, ne a destra ne a sinistra, viene spontaneo chiedersi se è davvero un problema il fatto che non vi sia presenza femminile all’interno dell’esecutivo di quel Comune.
Si deve dunque mettere una donna non perché se lo meriti ma perché vi sono delle leggi che lo impongono, e non è forse questa la più grossa delle offese che si fanno oggi alle donne? Se da una parte è vero che le leggi e i regolamenti siano funzionali ad un cambiamento culturale, è anche vero che nel nostro paese stiamo assistendo ad ogni livello ad una presenza di donne in politica che spesso diviene solo la sceneggiata di una democrazia che nasconde ben altra realtà.
E mentre guardiamo con curiosità la scelta che farà il Tar, non si può dunque non fare i conti col fatto che ci sono casi in cui la meritocrazia si scontra con la democrazia dei sessi ricercata tramite la legge delle quote rosa.