di Dimitri Buffa, da “L’Opinione delle Libertà“, 25/11/11
Sarà un caso che l’ennesima esternazione del Capo dello stato Giorgio Napolitano in tema di giustizia coincida con la concomitante terza sentenza di bocciatura della vecchia legge del 1988 che disciplinava la responsabilità civile dei magistrati per dolo e colpa grave caricando tutti gli oneri sullo stato e lasciando poi ai governi pro tempore la possibilità di rivalersi o meno sul singolo? Fatto sta che l’Europa non si accontenta del pannicello caldo di un invocato “codice deontologico”. La terza sentenza della Corte di Giustizia in cinque anni, la prima era del 2006, ci chiede invece di cambiare radicalmente la normativa e di aggiungere ai casi per cui un magistrato può essere citato per danni anche quello della ignoranza del diritto europeo. La notizia ieri sarebbe scivolata nel nulla, soffocata dalla retorica quirinalizia, da una parte, e da quella montiana del direttorio europeo sulla crisi, dall’altra, se a darle risalto non ci avesse pensato la deputata radicale Rita Bernardini. Che in un comunicato ad hoc ha ricordato come “per la terza volta, la Corte di Giustizia europea è tornata ad affermare che non è compatibile con il diritto comunitario l’esclusione della responsabilità civile nel caso in cui l’errore del magistrato sia dovuto a un’errata interpretazione di norme di diritto o di valutazione del fatto o delle prove, poiché ciò rientra nell’essenza vera e propria dell’attività giurisdizionale”. “I giudici europei – ha ricordato la Bernardini – ci invitano a ripensare il sistema della responsabilità civile del magistrato nella direzione di una sua maggiore concretezza ed efficacia, abrogando tutte quelle norme contenute nella legge numero 117 del 1988 che hanno di fatto reso vano l’esito del referendum radicale del 1987 promosso sull’onda del caso Tortora”. Su questa materia la delegazione radicale ha da tempo depositato due proposte di legge in Parlamento. “Purtroppo – sottolinea la Bernardini – quando si tratta di affrontare il nodo delle riforme strutturali della giustizia e del carcere tanto la maggioranza quanto l’opposizione sembrano saper procedere solo in modo demagogico, confuso ed inconcludente”. “Tutti coloro che, come l’Associazione nazionale magistrati, si dicono preoccupati di voler garantire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, dovrebbero cominciare a domandarsi se per il cittadino italiano sia ancora tollerabile un assetto normativo come quello attuale”. La politica, e anche il neo guardasigilli, Paola Severino, per ora parlano d’altro, come delle scuole di formazione dei magistrati o del fantomatico codice deontologico. Ma l’Europa invece già dal 2006 pretendeva fatti concreti: ad esempio l’abolizione della mediazione dello stato tra il cittadino che chiede il risarcimento e il giudice chiamato in giudizio. Un vero e proprio dialogo tra sordi.
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