La Deputata Radicale Elisabetta Zamparutti ed il Presidente dell’Ass. Radicali Marche sottolineano l’importanza degli investimenti nella prevenzione del rischio idrogeologico e denunciano la mancanza di specialisti/geologi nella pubblica amministrazione marchigiana.
Elisabetta Zamparutti (Deputata Radicale) e Matteo Mainardi (Presidente Radicali Marche) hanno dichiarato:
Il 15 novembre il Consiglio Regionale discuterà la proposta di legge “Norme in materia di riqualificazione urbana sostenibile ed assetto idrogeologico”. Si parla di rischio idrogeologico al Capo II, art. 10 (Assetto idrogeologico del territorio): 5 commi in tutto che vanno ad introdurre la compatibilità idraulica delle trasformazioni territoriali. In poche parole la trasformazione potrà avvenire solo senza aggravare la pericolosità già esistente e senza pregiudicarne la riduzione futura. Soprattutto la permeabilità dovrà restare costante (anche dopo la trasformazione) o dovrà accrescersi.
Queste proposte non convincono i Radicali che chiedono al Consiglio Regionale delle Marche di intervenire su 4 fronti:
- forti investimenti sulla prevenzione – quindi non permettere la trasformazione territoriale in quei luoghi dove il rischio idrogeologico è alto se non a fronte di una riduzione del rischio (dato anche il fatto che Patto di Stabilità non permette di sbloccare fondi già stanziati per il miglioramento delle aree a rischio);
- rafforzare la presenza della figura professionale del geologo nella pubblica amministrazione;
- rendere facilmente consultabile, soprattutto online, la mappa delle aree a più elevato rischio idrogeologico per facilitare l’informazione da parte dei cittadini;
-istituire l’ufficio geologico regionale. Infatti il decreto legge 11 giugno 1998, n. 180, coordinato con la legge di conversione del 3 agosto 1998, n. 267, nell’articolo 2, comma 7 bis, afferma che tutte le regioni che non ne siano già dotate possono provvedere, entro sei mesi, e cioè entro febbraio 1999, alla costituzione dell’ufficio geologico regionale in modo da soddisfare alle esigenze conoscitive, sperimentali, di controllo ed allertamento per effetto dell’instabilità del territorio.
Come si può rinunciare a queste misure in un territorio come quello marchigiano dove il 99% dei Comuni (fonte “Ecosistema Rischio 2010″) è a rischio idrogeologico?
COMUNICATO STAMPA APPARSO ANCHE SU RADICALI.IT [3]