di Gian Domenico Caiazza da Il Foglio, il 04/10/11
Quello che segue è il testo raccolto di “Pillola del rovescio del diritto”, la rubrica settimanale di Radio radicale curata da Gian Domenico Caiazza, avvocato, già presidente delle Camere penali.
I1 famoso marziano di Ennio Flaiano, atterrato in questi giorni sulla Terra con il compito, di acquisire informazioni su una certa vicenda giudiziaria di cui tutto l’universo ha avuto notizia riguardante il capo del governo italiano al fine di comprendere come funziona l’amministrazione della giustizia penale in questo paese, ha cominciato a prendere nota diligentemente.
L’indagine – annota l’extraterrestre nasce e si sviluppa attorno a un’ipotesi precisa: il presidente del Consiglio è vittima di una estorsione da parte di tali signori Lavitola, Tarantini e la moglie di quest’ultimo. L’ipotesi è talmente precisa che i pubblici ministeri. napoletani la pongono a fondamento di un atto tra i più gravi annota dottamente il marziano – che il codice italiano preveda, cioè la richiesta di misure cautelari, addirittura in carcere, per i pretesi estorsori. Il gip destinatario della richiesta la accoglie, con la sola attenuazione dei domiciliari nei riguardi della moglie di Tarantini. Dunque è innanzitutto certo – puntualizza occhiutamente il venusiano – che sia i pubblici ministeri sia il giudice dell’udienza preliminare abbiano dovuto valutare funditus, come si dice qui sulla Terra, cioè con l’approfondimento che richiede l’eccezionale ipotesi di privare della libertà i cittadini assistiti dal- la presunzione di non colpevolezza, l’esistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico dei tre ipotizzati estorsori. Ma è altrettanto certo che questa valutazione sia avvenuta senza aver ascoltato preventivamente la vittima della pretesa estorsione, osserva non senza perplessità il marziano amico di Flaiano. I pm non lo ritengono necessario, e il gip non batte ciglio. Sono talmente premurosi verso le ragioni della vittima -’azzarda l’extraterrestre – da occuparsi del torto che essa ha subito dagli estorsori, senza nemmeno ritenere necessario sentire la sua opinione prima di emettere la misura cautelare. Ma in tutto questo, si chiede d’un tratto sospettoso il venusiano, Napoli che diavolo c’entra in questa vicenda? Se mai né gli estorsori né l’estorto hanno messo piede a Napoli, come si può essere radicata la competenza alle falde del Vesuvio? Il procuratore Lepore rilascia interviste a destra e a manca rassicurando: “La competenza è indubitabilmente nostra”, ma fornendo spiegazioni tecniche assai laconiche. Senonché il gip, investito dai difensori, rileva finalmente la assoluta incompetenza territoriale partenopea e manda tutto a Roma. Nel frattempo viene a celebrazione l’udienza davanti al tribunale del riesame di Napoli, investito dai difensori degli indagati che chiedono la revoca della misura. Il marziano più che spazientirsi inizia a capire e a sbellicarsi dalle risate. In quella udienza il tribunale del riesame conclude addirittura per la insussistenza del reato di estorsione – che è costato, non dimentichiamolo, la privazione della libertà per due persone – ipotizzandone però un altro: le false dichiarazioni al pubblico ministero commesse da Tarantini su istigazione di Lavitola e, si lascia intendere esplicitamente, di Berlusconi. La competenza è dunque di Bari, dove quelle dichiarazioni sono state rese. Roma deve precipitosamente disfarsi del fascicolo, annota sempre più divertito il venusiano amico di Flaiano, e così fa; ma, apprendiamo dalla stampa, ne tiene copia per valutare se proseguire eventualmente le indagini per la originaria imputazione di estorsione che rimarrebbe nella sua competenza. Ormai in preda a risate convulsive, il marziano annota in conclusione: e non si sa se Bari potrà mantenere la competenza, visto che il procuratore capo Laudati è a sua volta indagato per abuso in atti d’ufficio, proprio per aver ritardato quella inchiesta, sicché ora la questione potrebbe andare tutta – per connessione – alla procura di Lecce che indaga su Laudati ma che ha già fatto capire in ogni modo che non la vuole. Barcollando, e quasi schiantato dalle risate, il marziano si avvia verso la sua navicella e invia un messaggio di scuse alla base che attende notizie sul suo pianeta: “Perdonatemi, il fatto è che sono certamente finito nella trappola di una nota trasmissione terrestre, che qui si chiama ‘Scherzi a parte’, che è formidabile e – credetemi – non mi sono mai divertito tanto in vita mia, Non appena sarà finita, e avrò smesso di ridere, inizierò il mio reportage serio sul funzionamento della giustizia penale in Italia, culla del diritto”.
Condividi [3]Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=4617 [4]