Articolo tratto da: Agenzia Radicale
http://www.agenziaradicale.com/index.php?option=com_content&task=view&id=12773&Itemid=52 [3]
di Zeno Gobetti
In questi giorni, soprattutto nel PD, si discute animatamente sulla possibilità di sostenere i referendum promossi da Morrone e Parisi che mirano a smantellare la legge elettorale vigente ripristinando la legge elettorale precedente.
Sull’indecenza dell’attuale sistema elettorale non credo che sia opportuno soffermarsi. Si tratta di un mostro partorito e disconosciuto dagli stessi che ne hanno scritto il testo. Doveva favorire la stabilità dell’esecutivo e mi sembra che non abbia raggiunto il suo scopo sia nella legislatura precedente che in quella attuale. Doveva ridurre il numero dei partiti, in realtà a causa di scissioni se ne sono prodotti comunque molti. Insomma i presunti pregi non ci sono stati mentre i costi sono stati gravissimi. La mediocrità di gran parte dell’attuale parlamento è dovuta alla scarsa selezione che la legge elettorale è stata in grado di produrre sulle persone. I segretari di partito hanno selezionato le persone con criteri interni, spesso molto discutibili, creando un mercato dell’incarico di parlamentare che ne ha svilito la funzione e i poteri.
Posto che un superamento del “porcellum” non solo è auspicabile ma direi che è necessaria per restituire un minimo di decenza (sottolineo un minimo) e di credibilità alla funzione di parlamentare e al Parlamento stesso, è tuttavia necessario sottolineare alcuni limiti che l’operazione referendaria in questione potrebbe presentare.
Mi sembra dubbio l’effetto di “reviviscenza” della legge precedente. Ovvero l’idea che l’abrogazione di una legge, o di parti di essa, con referendum potrebbe comportare il ripristino automatico della precedente legge in materia. Di fatto la legge attualmente in vigore ha emendato la precedente in maniera sostanziale stravolgendone i principi. L’idea che “abrogando l’abrogazione” si ripristina automaticamente la norma precedente, mi sembra un tecnicismo che non sia in grado di affrontare il problema politico del funzionamento delle istituzioni.
Questo meccanismo consentirebbe di ritornare ad una legge che, pur avendo dimostrato alcuni pregi ed essendo comunque migliore dell’esistente, manteneva molti difetti riconosciuti anche da coloro che oggi sostengo questo referendum.
Ma siamo sicuri che vogliamo dare al “mattarellum” il sigillo della volontà popolare attraverso un tecnicismo poco chiaro e dubbio? Insomma dire no al “porcellum” non significa dire un sì al “mattarellum”. Con questa tesi della reviviscenza si cerca di fatto di trasformare un referendum abrogativo del “porcellum” in uno affermativo del “mattarellum”. Per quanto sia favorevole all’introduzione dell’istituto del referendum affermativo, mi sembra una forzatura della Costituzione farlo in questo modo.
Anche ammettendo che ciò sia possibile, mi sembra che si cerchi di evitare un confronto chiaro ed aperto sulla legge elettorale preferendo richiamarsi al “meno peggio” che abbiamo a disposizione. Onestamente penso che non sia più il tempo per proporre soluzioni alla “meno peggio”. Dobbiamo proporre una soluzione forte e radicale del funzionamento delle istituzioni a partire dalla legge elettorale.
Le opzioni in campo devono essere chiare e comprensibili in modo da dare agli elettori la possibilità di scegliere veramente. Stupisce che il PD, dopo aver approvato all’unanimità un documento che impegnava il partito verso il maggioritario uninominale, sia ancora combattuto al suo interno su quale posizione assumere.
Il ripristino del mattarellum non rappresenta la via per il maggioritario.
A queste obiezioni mi si può rispondere che è necessario ottenere questo risultato al più presto per non tornare al voto con l’attuale legge elettorale e che in Parlamento non ci sono i numeri per modificare la legge in senso maggioritario. Alla prima obiezione posso rispondere che se il centro destra fosse così contrario al referendum, gli basterebbe andare ad elezioni anticipate (cosa che non mi permetterei di escludere) per farlo saltare. Non crederà la sinistra che togliere di mezzo Berlusconi sia sufficiente per vincere le elezioni e, soprattutto, per governare il Paese.
Per quanto riguarda la seconda obiezione, penso che sottostimi la capacità di pressione che si potrebbe esercitare sul Parlamento, anche da parte dell’opinione pubblica, in favore del maggioritario uninominale. Se, una volta tanto, il PD, che ha l’onere di essere il maggior partito di opposizione, assumesse una posizione chiara e si impegnasse veramente per una riforma elettorale maggioritaria, penso che si potrebbe vedere un conflitto politico trasparente ed onesto tra posizioni differenti. Una lotta politica che potrebbe dare vera dignità e credibilità ad una futura legge elettorale.
Oggi, con sempre maggiore urgenza, abbia bisogno di soluzioni chiare maturate da un confronto politico aperto e trasparente. Se si pensa di poterlo evitare, magari per timore di compromettere accordi tra partiti, si avranno solo soluzioni di compromesso al ribasso tra posizioni inconciliabili. Questa è la strada del “meno peggio” che in questo momento è meglio evitare.