Con tutti i milioni di parole inutili che vengono pubblicate ogni giorno, l’ultima cosa di cui dolersi è se un cantante famoso, come Vasco Rossi, decide autonomamente di rivelarsi ai suoi fans in una serie di post e di clippini su facebook; se proprio non lo si sopporta, basterà non leggerlo.
Ma poteva Carlo Giovanardi sfuggire questa occasione per dimostrare la sua abissale distanza dal mondo reale? No, ovviamente.
Quindi, insieme a Serpelloni, si è lanciato in una campagna di discredito dalla quale non può uscire che perdente; e tanto si deve essere innervosito che ha usato argomenti più miseri del solito; anche perchè non ne ha altri.
Serpelloni si improvvisa veggente, e negli occhi di Vasco legge “la profonda sofferenza e la grave difficoltà che fortemente trasparivano dallo sguardo e dai confusi ragionamenti”; visto che la lettura dello sguardo non è una scienza ufficiale potremmo anche noi tutti scrivere ciò che leggiamo negli occhi di Serpelloni e Giovanardi, ma vorremmo ancora restare a piede libero, e non lo scriviamo.
Giovanardi non trova di meglio che ripetere l’assioma logicamente errato che striscia sotto ogni sua dichiarazione “questo flagello, che sicuramente aumenterebbe a dismisura se, come Rossi in maniera sprovveduta suggerisce, si passasse alla legalizzazione dell’uso delle sostanze”. Ora, si dà il caso che “il flagello” stia aumentando a dismisura da 50 anni, cioè proprio da quando la Convenzione Unica sui Narcotici ha dato il via a tutte quelle folli strategie proibizioniste che dopo aver invaso le città di tossicodipendenti hanno insanguinato mezzo mondo, arricchendo e finanziando la criminalità organizzata, come già era stato evidentemente dimostrato dall’esperimento americano del proibizionismo sull’alcool. Si dà il caso che, laddove si è riusciti a tentare sperimentazioni di parziale legalizzazione e decriminalizzazione siano diminuiti tossicodipendenze e uso problematico, si dà il caso che anche agli occhi di un bambino di diciotto mesi appare ovvio che ciò che è proibito piace di più, e che solo lo spietato marketing, perchè di questo si tratta, della criminale collusione tra politica e mafie nelle politiche proibizioniste sarebbe potuto riuscire, ed è riuscito, ad invadere il mondo di tossicodipendenti e consumatori problematici.
E’ una vergogna, fra le tante, tutta italiana, avere simili personaggi addetti alle politiche sulle droghe, dei quali non si può sapere se è più l’ignoranza o la malafede.