Di Valter Vecellio, da “Notizie Radicali”, 24-06-2011
Scrive Adriano Sofri nella sua rubrica “piccola posta” su “Il Foglio”: “Poscritto: bene i giornali che escono oggi dando spazio alla lettera di Napolitano sul lungo sciopero della fame e della sete di Pannella, senza aver mai scritto prima che Pannella faceva un lungo sciopero della fame e della sete. Morale eventuale: ci importa un po’ di Napolitano, pochissimo di Pannella, meno che niente dei detenuti”.
Non ha torto, Sofri, e si vorrebbe poter smentire con i fatti quell’amarezza che traspare dalle sue poche righe; ma non si può smentire quello che si condivide. Con un ulteriore poscritto. La lettera del presidente Napolitano è importante, ed è singolare che – pur essendo disponibile per tempo nel sito del Quirinale – nessun giornale abbia ritenuto di pubblicarla integralmente, a mo’ di editoriale, come altre volte è capitato. Quella lettera, ufficiale, è la presa d’atto e la denuncia autorevolissima di una situazione intollerabile che intollerabilmente è stata tollerata.
Ancora: l’iniziativa nonviolenta di Marco Pannella è stata accompagnata da un qualcosa di straordinario e di mai accaduto prima: quindicimila persone, la metà almeno detenute, ma probabilmente sono di più, che hanno deciso di unirsi a questa forma di lotta: per uno, due, cinque giorni…Dalle carceri italiane che tutti descrivono – giustamente – un inferno, una fabbrica di dolore e disperazione – è venuto questo segnale di speranza e di “dialogo”: dai detenuti e dai loro “custodi”, dall’intera, vasta comunità della popolazione penitenziaria. E’ un qualcosa di accecante che non viene colto; ed è anch’esso un segno di quella “rivolta” che si è manifestata in occasione delle elezioni amministrative e del referendum. Ed è davvero incredibile – ma al tempo stesso credibilissima – la letterale cecità con cui chi dovrebbe cogliere questi segni e saperli valutare e interpretare, al contrario mostra di non rendersi conto di quello che accade ed è accaduto. Ed è, evidentemente, materia di riflessione anche per noi. La “semina” produce frutti inaspettati rigogliosi, più di quanto forse ci si aspettava.
C’è un paese sommerso, silenziato, ignorato, ma vivo e presente, che ancora una volta ha mostrato di comprendere e di condividere le radicali richieste di Pannella, e le ritiene giuste e legittime, nella loro immediatezza oltre che nel loro contenuto.
Pannella ha sospeso – e ha avuto ben cura di scandire: s-o-s-p-e-s-o – lo sciopero della sete. Si è compiuto un altro importante passo nella giusta direzione, ma, come ancora Pannella ha scandito, “la lotta nonviolenta continua”. E’, per esempio incontestabile che Pannella subisce un intollerabile ostracismo da parte dei grandi mezzi di comunicazione, del servizio pubblico in particolare. Basti dire che su una “lista” di ben 1.303 politici, intervenuti nelle principali trasmissioni di approfondimento politico del servizio pubblico, Marco Pannella non compare. Con la sua iniziativa Pannella intende portare alla nostra attenzione e una situazione, quella della giustizia e delle carceri in particolare, che giustamente viene individuata come la più grande e urgente emergenza di questo paese.
Dal 2000 ad oggi nelle carceri italiane sono morti 1.800 detenuti di cui ben 650 per suicidio. Nello stesso periodo di tempo si sono uccisi anche 87 agenti di polizia penitenziaria. Nelle nostre prigioni sono stipati poco meno di 70mila detenuti in luogo dei 44mila. Nel solo 2010 ben 1.137 detenuti hanno tentato di togliersi la vita. Gli atti di auto-lesionismo sono stati 5.703; 3.039 i ferimenti. Le carceri italiane sono un enorme discarica sociale e umana: almeno un terzo di detenuti in attesa di giudizio; oltre la metà in carcere per reati legati all’immigrazione clandestina o per violazione della legge sulle tossicodipendenze.
Contemporaneamente ogni anno circa 150mila processi anno vengono chiusi per scadenza dei termini. Per reati come la corruzione o la truffa, c’è ormai la certezza dell’impunità. Nel 2008 sono stati prescritti 154.665 procedimenti; nel 2009 altri 143.825; nel 2010 circa 170mila. Quest’anno si calcola che si possa arrivare a circa 200mila prescrizioni. Ogni giorno almeno 410 processi vanno letteralmente in fumo.
Non bisogna stancarsi di chiedere e volere che il servizio pubblico assicuri quello che finora è stato colpevolmente disatteso e che costituisce l’essenza del suo essere: informare, consentire al cittadino di sapere per poter giudicare; e prima o poi ci dovrà essere riconosciuto quel “risarcimento” e quella “riparazione” per il vero e proprio ostracismo subito e patito in questi anni da Pannella e dai radicali
Giornalista professionista, attualmente lavora in RAI.
Dirige il giornale telematico «Notizie Radicali», è iscritto al Partito Radicale dal 1972, è stato componente del Comitato Nazionale, della Direzione, della Segreteria Nazionale.
Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=3867 [4]