Martedì 7 giugno, si è tenuto un incontro presso la sede Arpab di Potenza avente ad oggetto il “Caso Fenice”.
Di Maurizio Bolognetti, Direzione Nazionale Radicali Italiani
Dopo aver partecipato al focus che l’Arpab ha dedicato alla vicenda Fenice, ho provato la sgradevole sensazione di trovarmi di fronte ad una mera operazione di marketing, tesa a migliorare la disastrata immagine dell’agenzia regionale per l’ambiente dopo la famigerata gestione Sigillito.
Più uno specchietto per le allodole che una reale volontà di confrontarsi con cittadini e associazioni. E’ bastato davvero poco per far sì che qualcuno gettasse la maschera e mostrasse il volto arrogante di un potere che non gradisce critiche e non ama chi osa mettere in discussione verità rivelate. L’ottimo Bruno Bove, coordinatore provinciale dell’Arpab, parlando di Fenice ha tirato in ballo la “Sindrome di Nimby” e quando ho provato a fargli notare che la vicenda Fenice, il caso Fenice, nulla ha a che fare con “nimby”, mi ha detto che sono uno che “spia” l’operato dell’Agenzia. Capito? La richiesta di trasparenza, la rivendicazione del diritto alla conoscenza viene percepita da questi signori come un’indebita interferenza. Bove e soci, anziché perdersi in valutazioni politiche e in aggressioni a chi rivendica conoscenza e trasparenza, farebbero bene a limitarsi a parlare dei monitoraggi effettuati, di reagenti e dei monitoraggi che non ci sono stati. I problemi dell’Arpab non sono iniziati con Sigillito e temo che potrebbero non finire con Vita, quel Vita che dice di aver avuto una “crisi di nervi” dopo un incontro con L’Eni. E quel Bruno Bove che, parlando dell’inquinamento in Val d’Agri, tira in ballo il traffico, come se la Val d’Agri fosse Calcutta. Immaginare un incontro con cittadini e associazioni come momento di comunicazioni unilaterali riversate dall’Arpab sui cittadini, è un grave errore e io non ci sto ad assumere il ruolo di sparring partner. Racconta molto sul clima che si respira in questa regione, l’idiosincrasia e l’intolleranza manifestata nei confronti di una forza politica che ha avuto il torto di scoperchiare il vaso di pandora dei veleni industriali e politici della Lucania infelix. Da mesi chiediamo di accrescere il tasso di trasparenza dell’Agenzia e di mettere tutti i documenti inerenti la vicenda Fenice sul sito dell’Arpa Basilicata. Da mesi, ascoltiamo un monotono refrain: “occorre tempo”. E’ proprio così difficile, per esempio, caricare on-line i verbali delle conferenze di servizio, le analisi di rischio e i piani di caratterizzazione? Francamente, risulta difficile crederlo. Se proprio vogliamo parlare del pianeta rifiuti, della gestione del ciclo integrato dei rifiuti in Basilicata e di una raccolta differenziata ferma al palo da troppo tempo, facciamolo con un pubblico confronto e non nell’ambito di sedicenti focus dove si parla a sproposito di “sindrome di Nimby”, magari per difendere l’indifendibile. Un’ultima cosa: ancora una volta si commette l’errore di non rapportare il numero di reati ambientali alla popolazione residente. Quando la finiremo di utilizzare trucchi da prestigiatori di serie B per descrivere un eden che non c’è? Forse in questa regione ci sono troppe associazioni ambientaliste attaccate alla greppia del soldo pubblico e forse troppi hanno una maledetta fretta di accorrere alla corte del principe di turno. A noi la guerra tra bande non interessa.
Approfondimenti
http://lucania.ilcannocchiale.it/post/2659990.html
13 Giugno, 2011 - 20:58
Rassegna Stampa/Comunicati
Fonte: http://lucania.ilcannocchiale.it/post/2659990.html [5]