di Andrea Billau, da “Notizie Radicali” del 7-06-2011
Sono di ritorno da Bassano del Grappa dove sono stato invitato a una due giorni di dibattiti sull’integrazione degli immigrati organizzata dai “Dialoghi Asolani”(associazione sostenuta dalle Fondazioni “Italiani-Europei” e “Fare Futuro”); ho moderato nella seconda giornata un dibattito sulle seconde generazioni che si poneva come scopo quello di individuare “idee per una nuova cittadinanza”.
La due giorni è stata per un certo verso entusiasmante, perché la partecipazione di molti rappresentanti di realtà giovanili, in particolare di ragazzi delle cosiddette seconde generazioni, cioè nati da genitori immigrati, hanno animato l’evento con la loro voglia di essere italiani, non nella vetusta e retorica versione dell’italianità, ma nella nuova di cittadinanza democratica, che può essere uno dei fattori più preziosi di modernizzazione della nostra società.
Ho detto per un verso, perché dal punto di vista politico si sono visti invece i limiti di un’approccio alla soluzione dei problemi posti dalla questione immigrazione troppo preoccupato ancora delle paure che in questi ultimi anni sono state inoculate nella mente dei cittadini italiani rispetto a una presenza altra dalla propria cultura d’origine.
Infatti a me sembra che l’unica proposta politica uscita dal consesso sia stata quella di sostenere con più forza il disegno di legge sulla cittadinanza “Sarubbi-Granata” che, a mio avviso, è frutto di un fraintendimento sull’accezione di politica moderata e di incontro delle diversità.
In tutti i dibattiti è stata chiara la richiesta da parte delle “seconde generazioni” di finirla con la vergognosa discriminazione nell’acquisizione della cittadinanza per i nati nel nostro paese figli di genitori immigrati e quindi l’invocazione dello yus soli versus lo yus sanguinis (come si possa tollerare quest’ultimo in un paese che col fascismo ha prodotto le leggi razziali è qualcosa di incredibile!), ma la Sarubbi-Granata invece prevede una trasformazione graduale, quello che viene definito uno “yus soli temperato” e su questo vorrei appuntare la mia critica, partendo da una premessa storico-filosofica.
La legge è il frutto dell’incontro tra due culture ma, a mio avviso, risulta come l’appiattimento di una sull’altra e cioè di quella di sinistra su quella di destra. La svolta finiana ha portato ad un avanzamento dell’approccio alla questione immigrazione da parte di una parte della destra italiana notevolissimo e attualmente, che mi risulti, forse il più avanzato nel panorama della destra europea e quindi vi è stato uno sforzo, nell’ambito del dialogo, reale. Da parte democratica invece si è rimasti fermi a una posizione di mal interpretato moderatismo, lo stesso che portò prima del varo della legge Turco-Napolitano a stralciare l’articolo che prevedeva il voto degli immigrati regolari alle amministrative, per paura del montante consenso alla xenofobia leghista. Si è rimasti lì e non c’è stata rispetto all’interlocutore di destra una sfida sui contenuti che lo portasse a realizzare che lo yus soli o è o non è, come tra l’altro tutti i direttamente coinvolti, cioè i ragazzi delle seconde generazioni(durante la sessione che ho moderato è stato proiettato un filmato con interviste agli stessi che lo chiariva ampiamente) hanno decisamente sottolineato. Ma questo, che a mio avviso è un errore, è purtroppo un retaggio di quella politica di sinistra tutta centrata sulle alchimie politiche di cui il “si vince al centro” è stato il leit motiv di tutta una lunga stagione.
Con gli ultimi avvenimenti (Milano, Napoli) questa strategia politica sembra essere messa duramente alla prova e io spero sinceramente che anche in Parlamento si possa, nel dialogo (e come aderenza profonda allo stesso), portare avanti radicalmente (perché avere paura di questa parola) il sentire profondo dei nostri cittadini di seconda generazione, nuovi italiani a tutti gli effetti e non temperati.
Condividi [3]Fonte: http://www.perlagrandenapoli.org/?p=3648 [4]