24 febbraio i militanti dell'associazione "Radicali Genova" hanno effettuato un volantinaggio in Piazza De Ferrari per informare gli amici e i compagni del PD sulle responsabilità del gruppo dirigente democratico e, in particolare, di Massimo D'Alema, nell'approvazione del “Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la grande Jamahiriya libica”, votato all’unisono con il Pdl di Berlusconi.
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ITALIA – LIBIA
QUELLO CHE GLI AMICI DEL PD NON DEVONO SAPERE
Ecco l’intervento di Massimo D’Alema in Aula:
Signor Presidente, vorrei approfittare di questa breve illustrazione degli emendamenti per spiegare anche la mia diversa opinione all’onorevole Colombo e a quanti hanno voluto, presentando oltre 6.000 emendamenti, fare ostacolo alla ratifica del Trattato in esame.
Tale Trattato tra l’Italia e la Libia è il punto d’arrivo di una vicenda molto lunga e molto significativa per la politica estera italiana, che ha impegnato - nell’arco oramai di quasi un quindicennio - diversi Governi del Paese.
…[omissis]…
Oggi la Libia è un Paese che ha normali relazioni diplomatiche e intense relazioni economiche con tutti i Paesi europei e con gli Stati Uniti d’America.
Con gli Stati Uniti, in particolare, la Libia ha una forte collaborazione in materia di sicurezza, in particolare nella lotta contro il fondamentalismo islamico. Dunque, la Libia non è più un Paese isolato e colpito da sanzioni, al di là delle considerazioni sul suo regime interno. Ho letto, qualche tempo fa, che l’onorevole Berlusconi, in visita a Bengasi, ha definito Gheddafi un modello dal punto di vista della democrazia: si tratta di un’affermazione un po’ forte che non mi sentirei in questo momento di condividere. Ma non si tratta di questo. Non siamo alla ricerca di modelli, ma si va a normalizzare i rapporti con un Paese vicino con il quale abbiamo un legame antico, un debito storico nonché un partenariato economico molto forte che rappresenta, senza alcun dubbio, per noi, una risorsa irrinunciabile: la Libia è, infatti, uno dei nostri principali partner nel campo della politica energetica e uno dei Paesi che garantiscono la sicurezza energetica dell’Italia. Abbiamo lungamente negoziato questo trattato: io non voglio entrare - perché sarebbe sbagliato in questo momento - in considerazioni che possono essere svolte su aspetti concernenti il modo in cui si è chiusa questa trattativa o le concessioni che sono state fatte. Non credo, tuttavia, che sia il momento, ora, di andare ad esaminare temi che, pure, hanno una loro rilevanza ma che, in definitiva, rappresentano questioni di dettaglio rispetto al significato politico di questo trattato. Esso a mio giudizio, rappresenta, in primo luogo, una scelta importante dell’Italia democratica: con questo trattato noi siamo il primo Paese ex-coloniale che, nel rapporto con una ex-colonia, riconosce la sua responsabilità storica. Ciò credo faccia onore all’Italia democratica, in relazione alla vicenda storica dei rapporti tra l’Italia e la Libia. In secondo luogo, consolidiamo un partenariato importante sotto il profilo economico e della sicurezza del Paese. In terzo luogo - e in proposito vorrei rassicurare tutti - lo facciamo in un quadro di cooperazione con i nostri alleati: l’intesa di cooperazione con la Libia per prevenire l’immigrazione clandestina è una intesa italo-libica-europea, tanto è vero che la decisione di sostenere la costruzione di un sistema di monitoraggio dei confini libici è oggetto di un accordo che la Libia ha stretto con l’Unione europea e non soltanto con l’Italia. L’Unione europea sarà partecipe, peraltro, del finanziamento di questo progetto. Parliamoci chiaro: una politica di prevenzione dell’immigrazione clandestina non la si può porre in essere nel Mediterraneo. I Paesi della riva sud del Mediterraneo sono Paesi di transito dell’immigrazione. O attuiamo questa politica insieme a loro ed in rapporto con i Paesi africani, oppure questa politica non avrà alcun realismo. Ritengo quindi che, nel complesso, questo trattato corrisponda agli interessi del nostro Paese. Non abbiamo mai considerato il regime interno dei Paesi con i quali stipuliamo trattati come una pregiudiziale ad essi: se così fosse, dovremmo cancellare una montagna di trattati. Il trattato in oggetto corrisponde agli interessi del nostro Paese. Ritengo che sia giusto chiedere - come fa il gruppo del Partito Democratico - che, nell’esecuzione del medesimo, che è piuttosto complessa, vi sia un monitoraggio da parte del Parlamento: ciò è ragionevole. Ma non ratificarlo, dopo quindici anni di lavoro e dopo negoziati che hanno impegnato cinque Governi, rappresenterebbe un drammatico errore nonché un gesto incomprensibile non solo per i libici, ma anche per la comunità internazionale. So che le mie parole varranno poco, ma, sinceramente, questi seimila emendamenti mi sembrano un di più rispetto alla necessità di un accordo che, lo ripeto, dopo molti anni, rappresenta un atto dovuto ed utile all’Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro e di deputati del Popolo della Libertà).
Ecco l’ intervento del deputato radicale Matteo Mecacci:
“A me dispiace sinceramente prendere la parola in dissenso dal gruppo del Partito Democratico su tutto il provvedimento finale. Io credo che i contenuti di questo trattato, a differenza di quanto ha sostenuto il presidente D’Alema, non siano dei dettagli. Penso che con questa giornata l’Italia segnerà una pagina non decorosa della propria politica estera, perché è il primo paese, l’Italia, a sdoganare politicamente un regime come quello di Gheddafi che, è stato ricordato, fino a pochi anni fa era considerato uno stato sponsor del terrorismo internazionale, sotto sanzioni del Consiglio di Sicurezza, e se ci sono altri paesi sia europei sia gli Stati Uniti che hanno deciso di aprire relazioni con quel paese non c’è nessuno Stato che abbia messo in un trattato le norme che noi ci troviamo ad approvare. Io inviterei tutti i colleghi, davvero, a valutare nel merito, articolo per articolo, questo trattato e vedrete che dagli impegni internazionali con la Nato, dall’assenza di qualsiasi monitoraggio dell’immigrazione clandestina con un minimo rispetto delle norme internazionali che ci vincolano, al mancato riconoscimento di tutti i diritti degli Italiani rimpatriati e delle imprese che hanno lavorato in quel paese in questo trattato non c’è nessuna garanzia per gli interessi strategici della politica estera del nostro paese, a meno che, e forse questo è quello che sta avvenendo, non stia mutando il segno profondo della nostra politica estera, che questo governo ha iniziato ad aprire prepotentemente con i rapporti con la Russia di Vladimir Putin, legati sempre a questioni energetiche e che adesso si vanno estendendo anche alla questione di rapporti con la Libia. Quindi annuncio il voto contrario, e manterremo tutti i nostri emendamenti che abbiamo presentato.”
Associazione “Radicali Genova”
www.radicalige.splinder.com [7], www.radicali.it [8], www.radioradicale.it [9],
Radicali Genova














Fonte: http://radicalige.splinder.com/post/24192503/24-febbraio-foto-e-volantino-presidio-radicali-genova [31]