Quei crediti della Rai verso lo Stato
Anche l’informazione sulla tv di stato in Italia è degna di un regime: si sa tutto, o quasi, di compensi e contratti di vere e presunte star televisive, ma non dei complessi, non trasparenti e non virtuosi rapporti tra stato Rai.
Proprio in questi giorni in cui è emersa solo sul quotidiano La Repubblica la questione di 300.000 euro che la Rai non vuole pagare al fisco che ha deciso una triplicazione retroattiva dei “diritti amministrativi” (che comprendono la quota da pagare per le spese dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), bisogna avere il coraggio di scrivere – nessuno lo ha mai fatto, che a me risulti – la questione di una pendenza economica di ben altro livello che incombe sullo Stato italiano che potrebbe vedersi costretto a pagare alla Rai una somma di oltre 400 milioni di euro. A cosa è dovuta? E’ dovuta questa somma alla ignavia ed incapacità della politica italiana, e non solo.
Tale somma, senza interessi, è il risultato della quota parte dei costi di servizio pubblico che i legislatori italiani improvvidamente misero sul capo del governo nella sua integralità. Sia negli ultimi due contratti di servizio Rai – Ministero dello Sviluppo Economico, ed in parte tramite una interpretazione contestata del TU della televisione, precedente l’ultima riforma Rai, era previsto che qualora il costo del servizio pubblico radiotelevisivo eccedesse l’importo riscosso dal canone, fosse lo Stato a doversi fare carico della differenza. Differenza consistente che pende sui contribuenti italiani, ed anche inevitabile visto che il servizio pubblico anche per volere europeo ricomprende la stragrandissima maggioranza di tutto ciò che va in onda sui canali Rai. A questo poi si aggiungono la ignavia, la incompetenza, l’assenza di volontà di difendere i consumatori, la non sufficiente indipendenza dall’azienda, di tanti rappresentanti dei cittadini che se ne occupano negli organi competenti.
Fonte: http://www.radicalparty.org/it/content/quei-crediti-della-rai-verso-lo-stato
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