Caso REGENI ed ENI
Tutti abbiamo ascoltato le composte parole dei genitori di Giulio Regeni, il ricercatore ammazzato al Cairo, dopo giorni di atroci torture; e poi l’impegno di esponenti delle istituzioni e dei partiti: si vuole verità, si chiede giustizia. Certo: sono inaccettabili i depistaggi messi in essere.
Gioca sporco, l’Egitto. E’ possibile che Regeni sia rimasto vittima di faide del mukhabarat del Cairo, notoriamente spietati. C’è chi si pone la domanda classica: cui prodest? Vecchie volpi che ben conoscono il mondo torbido dei “servizi”, avvertono che è proprio la domanda da scartare. L’unica certezza è che della promessa inchiesta trasparente non si vede neppure l’ombra.
Lo stesso giorno della conferenza dei genitori di Giulio - coincidenza, certo: il caso fa bene le cose - si apprende che l'ENI negozia con la russa Lukoil la cessione del 20% del consorzio di Zohr, la più grande scoperta di gas nel Mediterraneo fatta dall'ENI lo scorso agosto. L'Egitto ha dato l’OK a fine febbraio. Il progetto vale circa 5 miliardi di euro, 12 di investimento. Tanti soldi. Per questo ENI “apre” ai russi. Zohr è una formidabile boccata d’ossigeno per il regime di Abdel Fattah al Sisi; e i russi sono tra i suoi più strenui sostenitori. Egitto e Russia sono molto interessati al controllo di quella parte di Libia che si chiama Cirenaica; anche noi italiani in Libia abbiamo molti interessi; ENI per prima. Tutto può essere, ma chissà se l’ambasciatore italiano al Cairo sarà davvero richiamato a Roma. Con interessi come questi in ballo, come tutti, siamo molto “pragmatici”. Follow the money: è sempre una buona regola per cercare di capire quello che accade.
Fonte: http://www.radicalparty.org/it/content/caso-regeni-ed-eni
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